giovedì 8 gennaio 2015

Fernanda Ferraresso


http://cartesensibili.wordpress.com/2014/03/07/cristina-bove-una-per-mille-unautotassazione-dellessere-molti-fernanda-ferraresso/


Raccontare, che siano vicende inventate o realmente accadute, in fondo è come persuadersi, e persuadere, che nulla è andato perso, delle nostre vite, della nostra fantasia, del nostro cuore.”

A dirlo è lei, Cristina Bove, l’autrice del libro e prima ancora autrice di una vita che ha più di mille figure e ancora più di  mille contro-figurazioni di ciò che è vivere, di ciò che nella morte, vissuta quotidianamente, si accende di quell’oltre che si è, attimo per attimo (s)conosciuto.
Trappole, le costruisce con grande ingegno l’autrice, per adescare e per afferrare ciò che all’occhio comune sfugge. Per ogni elemento una diversa esca, una ben progettata scena e la (bi)lancia, da cui non scappa nessuno dei suoi soggetti, senza mostrarsi e misurarsi alla luce della sua parola. E ciò che afferra è comunque sempre se stessa, in tutti i costumi e gli specchi lei si ritragga, la dimensione del sentire la rende ogni volta il centro del suo osservare, serbare, ridisegnare, aprire, nutrendo ora, nella memoria, quanto ha nutrito durante tutto l’arco della vita: la coscienza, la presenza, il dialogo con l’altra, l’altra sé che in se stessa alla pari del prossimo ha riconosciuto subito, pur nella molteplicità del suo affacciarsi, del suo proporsi. E c’è una carica, sempre esplosiva, che anche con l’ironia, dote propria dell’autrice, riesce a rendere enigmatica persino ciò che definiremmo tragedia. Tutto è dramma in Cristina e perciò ha luci taglienti, radenti, non è possibile stare in piedi, chi barcolla è destinato a dileguarsi, come un colore nell’acqua, come uno shift, di una scia luminosa nell’aria. Una per mille, un po’ come le tasse, elaborate al femminile però, che Cristina paga solo a se stessa, ora, dopo aver percorso piani e scivoli, dislivelli, angoli, botole, come a dire tutte le passioni, le paure, le contraddizioni, gli incontri e aver costruito in sé le chiavi di volta di costruzioni che andavano ampliandosi fino a perdere fondazioni e soffitti eppure stavano perfettamente in piedi, dentro le sue piante, in una infanzia maturata in tutti i soli che ha raccolto, in tutti gli esseri che ha accolto nella dimensione delle sue vite in mille e più storie, dentro quel teatro che, come ha riconosciuto, entrambe allestiamo e ricostruiamo nella testa e l’uomo nero è un demone, che cammina dietro le quinte, il trovarobe necessario per far assumere a ciascun essere una, mille forme e in questo modo essere, uomini, donne, bambini, luoghi, paesi, il cielo, la terra, addirittura tutto l’universo.

E ora dò i numeri! Un ambo secco per la ruota della vita: 18- 20,  capitoli  di un preventivo in cui Cristina dice di sé moltissimo, con una semplicità e una sicurezza nello spendersi che solo la teatralizzazione poetica riesce a maturare, fino al fondo della scena, quando cala la luce e si sa che andando via si resta comunque nel teatro, senza più posa. Li metto in vista e nel mio personale lotto vedo già una piccola impagabile vincita: conoscerla.
fernanda ferraresso
cristina bove
città di mare wp - by criBo.
Da Una per mille, Cristina Bove
img215
img217
img214

Nessun commento:

Posta un commento