martedì 3 marzo 2009

GIUSEPPE IANNOZZI intervista


Cristina Bove

Il respiro della luna





Cristina Bove
Il respiro della luna
Edizioni Il Foglio
1ma edizione, 2008
ISBN: 978-88-7606-195-0
112 pp.
12,00 €




1. Partiamo da un presupposto che dovrebbe essere semplice e che in verità non lo è, ovvero spiegare il perché del titolo, “Il respiro della luna”. E’ questo difatti il titolo della tua nuova raccolta poetica, che arriva dopo “Fiori e fulmini”. Già dal titolo si avverte che il sentimento proposto al pubblico è di sofferenza: di fronte al paradosso che la luna respiri, il lettore non può fare a meno di sentirsi mancare il fiato in gola.
Approfondisci, se ho detto giusto…

C’è anche questa componente, certo, e c’è anche il movimento delle maree, flusso e riflusso di cui sono fatti le ore e i giorni , il continuo alternarsi di emozioni nella nostra anima, nella nostra mente.
Perfino il sentirmi io stessa luna, talvolta, oscurata dalle nuvole o limpida e riflessa nell’acqua.




2. Molto forte è l’accento sulla caducità della vita, dell’umana esistenza e non. Rispetto a “Fiori e fulmini”, a ieri – che è un tempo non ancora lontano –, ho come l’impressione che sia sopravvenuta la consapevolezza, per certi versi tragica, che ogni cosa animata e inanimata sia destinata a completarsi solo e sempre nella fine di sé, al limite in una eco: “…bramo le consonanze/ gli arditi arpeggi di un violino/ acuto/ gli squilli di una tromba/ cristallina/ in essa mi farei/ soltanto suono.”

Mi fa piacere che tu ne abbia colto l’essenza, è spesso con sgomento che mi appare la realtà in cui siamo immersi, noi tutti esseri umani, capaci di voli e di cadute, di bellezza e di orrore, siamo in balìa di noi stessi ma anche della natura e del tempo, siamo illimitati nel pensiero e limitati nella forma che ci contiene.
Ciononostante riusciamo a sublimare il nostro esistere.
E riusciamo a creare meraviglie, come sfida alla nostra finitezza.




3. L’introduzione alle tue poesie è di Renzo Montagnoli, autore delle raccolte poetiche “Canti Celtici” e “Il cerchio infinito”: che legame artistico, solidale, c’è tra voi, due autori apparentemente l’uno l’opposto dell’altro?

Con l’amico Renzo, che stimo tantissimo come scrittore, recensore, poeta, c’è un’amicizia nata dalla comune passione per la scrittura.
Gli devo molto, è stato lui a “scoprirmi” in un sito di poesia e ad offrirmi l’opportunità di pubblicare nella collana poetica diretta dal poeta Fabrizio Manini, presso lo stesso Editore.




4. Anche “Il respiro della luna” è edito dalle Edizioni Il Foglio: direi che si è instaurato un bel rapporto di fiducia e stima, una cosa piuttosto rara in un clima editoriale sempre più disinteressato alla poesia. A tuo avviso, come mai in Italia ci sono tanti sédicenti poeti e così pochi editori interessati a prendere in considerazione la poesia, quella valida?

Questa è una domanda cui rispondo con una mia personale visione d’insieme.
Intanto ho avuto la fortuna di essere stata accolta e pubblicata, con regolare contratto, dall’Editore Gordiano Lupi, che ringrazio ancora per aver avuto fiducia in me.
Per quanto riguarda lo stato della Poesia, qui da noi, c’è da considerare che molto disinteresse nei confronti di questa è determinato dall’infinita serie di autoreferenti poeti, dilaganti nei siti preposti che, il più delle volte, ne favoriscono le pubblicazioni a pagamento . Anche nei blog se ne trova molta, ma davvero poca a potersi definire tale..




5. Questi versi sono in una tua poesia, “Vino”: “Un liquido amaro che in gola/ corrode che spegne che assale/ perfino non bere/ fa male…” Tradisci lo spirito dionisiaco che la tradizione poetica ha quasi sempre esaltato: per quale motivo?

Qui parlo del vino andato a male, di ciò che sembrava squisito e che poi si è rivelato pessimo.
Nella vita di ognuno, credo, è capitato qualcosa di simile, una delusione che ha fa fatto davvero tanto soffrire.




6. “No, mia anima, non avrò paura/ della prossima uscita/ non la temo/ questa mia solitudine/ essenziale…”: sono altri tuoi versi, che esprimono l’idea che dalla solitudine non si può guarire e che nemmeno è pensabile che chi ci sta vicino possa far qualche cosa per stornarla, in quanto il carattere della solitudine è di essere essenziale, ovvero trapiantata nell’anima di chiunque viva. “Nessuno è solo/ eppure ognuno è solo”: un pensiero di crudo esistenzialismo, difficile da smentire. Scrivere dell’umana solitudine aiuta il poeta a uscire allo scoperto? ad allontanare almeno per pochi istanti la convinzione che non c’è rimedio al “sentirsi da soli”?

Forse sì, aiuta, almeno per un attimo. Ma credo che sia illusorio.
È antitesi la stessa comunicazione poetica, quale tentativo di coinvolgere l’altro da sé
e in questo sentirsi “con”.
Ma è avvertito come vano: siamo isole, ciascuno nel confine della nostra forma umana.
O forse come strenuo proiettarsi fuori di questa, nel pensiero, nella speranza che almeno questo ci unisca tutti, e ci renda immortali.




7. “La saggezza è illusoria/ disse/ e quindi/ càlati nelle viscere del mondo.”: sono in errore o nella tua poesia c’è un intento pedagogico? E: credi che la poesia possa insegnare qualche cosa a chi la legge e la comprende? A tuo avviso è possibile mettere sullo stesso piano poesia e preghiera?

Questa poesia in particolare è rivolta a me stessa, è il mio Maestro interiore che mi esorta a vivere pienamente la vita, perché nulla è da ritenere “cattivo” e tutto sperimentabile, tranne il nuocere e causare dolore agli altri.
Penso che quando la poesia tenta di avvicinarsi al divino, può diventare preghiera.




8. La poesia può avere un ruolo salvifico per l’autore e per i lettori, e se sì, perché?

Sono convinta di sì, perché essendo una comunicazione del sentire, richiama ad una sfera alata della mente, quella più vicina al mistero dell’anima.




9. C’è un messaggio universale che “Il respiro della luna” porta a chi ha il coraggio di confrontarsi con “i silenzi e le ombre” che sono nel corpo poetico?

Questo davvero non saprei dirtelo, bisognerebbe chiederlo ai lettori.




10. Quali i tuoi progetti per il futuro? Una nuova raccolta di poesie, dei racconti, un romanzo…?

Una nuova silloge, una raccolta di racconti brevi, e forse altro.



11. Perché leggere “Il respiro della luna”? Ti concedo una briciola di sana arroganza per promuovere il tuo lavoro, per convincere il pubblico che il tuo è un libro di valore.

Perché mi sembra una buona poesia, e perché nasce da esigenze dello spirito.




Grazie, Cristina. Sei stata molto paziente e generosa nelle risposte.
Ti auguro ogni bene per la tua carriera artistica e familiare.

Grazie a te, Beppe, le tue domande argute e profonde hanno facilitato enormemente le mie risposte.
Ricambio il tuo augurio di ogni bene.



SIAMO ANGELI


Siamo angeli
di passaggio soltanto sotto i cieli
un’escursione lenta
nella luce e nei suoni
depositammo al margine le ali

per questo adesso camminiamo adagio
col dolore che segue i nostri passi
e labbra che non sanno pronunciare
la parola che sola è la salvezza:
AMORE, parola che contiene l’infinito
ed è mare ed è valle.

Grava la carne
palpita nel petto e assedia il cuore
quando con braccia aperte i vasti spazi
anelito e respiro noi cerchiamo

e nelle forme i ventri, i seni, i fianchi
accarezziamo come promemoria
di quel che siamo con le nostre ali…




PICCOLE COSE


Piccole cose nascoste
tra lembi di vesti dimesse
hanno ruvida voce
rincorrono brividi fin sopra i capelli
e aspira la terra di petali stinti
l’estremo sentore di un fiore
raccogli le trecce disfatte
che il vento di spighe e cicale
ne ondeggia le ciocche
ora vieni a contare i miei segni
i miei numeri neri
saltando a piè pari le crepe
sul lastrico grigio
poi tendi le mani
accarezzi
un sogno vestito di luci
un volto che ammicca e sorride
un sorso di bacio
miraggio che adesca i tuoi sensi
percorre di linfa gli anfratti
ti vive
e ti scioglie la vita.


(da Il respiro della Luna
di Cristina Bove, Edizioni Il Foglio letterario)




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Il blog di Cristina Bove: http://cristinabove.splinder.com/