Biografia e identità
In
tanti conosciamo Cristina Bove come poetessa raffinata, pittrice coloristica,
fotografa specialistica; la conosciamo e la apprezziamo per la sua inesausta
ricerca di un senso che giustifichi la vita e la renda bella e pacificata.
Ora
Cristina si è cimentata con la prosa, scrittura lontana dalla poesia, dilatata
nel tempo e nel contenuto; prova nuova, anche pericolosa per chi ha un
curricolo d’artista consolidato come il suo.
Ma
per Cristina la scrittura è farmaco e quindi è con grazia che considera la
parola e il periodo narrativo; con amore va a rovistare fra i suoi ricordi e
gli eventi che le hanno attraversato la vita. per dirci a chiare lettere chi
sia e che non è diversa da tante altre donne che non hanno avuto la sua determinazione
e la sua forza.
Il
titolo è accogliente, non dice “una su mille” ma “una per mille” e mille e di
più sono le donne che possono riconoscersi in un frammento della sua storia.
Il
libro, di carattere autobiografico, gioca con la successione temporale degli
eventi, direi che va per suggestione, per brain-storming e quindi, pur
rendendosi facilissimo da leggere, saltabecca di fatto in fatto, di luogo in
luogo, da emozione ad emozione.
E’
un volume che ha le caratteristiche della sua arte: sfugge al determinismo
degli eventi, abbraccia i mali perché così perdono gli aculei più pungenti, non
si autocensura né si auto blandisce, riporta alla superficie il percorso
interiore psicologico e religioso attraverso il quale è pervenuta a una specie
di verità orientale che la vede nella sua integrità di persona e che le
consente di vedere con la stessa luce gli altri attorno a sé.
Ogni tanto la narrazione
cessa e l’autrice interviene con un io narrante presente che aiuta a fare
chiarezza al lettore, su passaggi filosofici molto personali.
La scrittura di un libro
biografico è sempre pericolosa perché può facilmente cedere
all’autocompiacimento, a sovrastare le
figure che accompagnano le storie rendendole misere e di poco conto, o, al
contrario, queste si possono impadronire della storia relegando l’autore a spettatore.
Questi pericoli sono evitati
tutti: la protagonista, pur saltabeccando fra gli anni e gli eventi, tiene
sempre sotto un occhio benevolo i coprotagonisti; ciò che la riguarda
direttamente non finge né ingigantisce anche se alcuni episodi colti fra veglia
e sonno possono sembrare esaltati; soltanto continuando la lettura possiamo
collocarli nelle giuste dimensioni sul tracciato della vita di Cristina.
Sarà proprio grazie a questo
andament “ jazzistico” che il libro si legge di getto e se ne conservano gli
umori gentili, i ricordi duri, e quelli solidali, il trapassare della fragilità
in forza, della sensibilità in amore disarmato e disarmante.
C’è tanta poesia celata negli
eventi tragici e/o amorosi, si percepisce una persona limpida,
ricca di verità e di
accoglienza.
Narda Fattori
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