tag:blogger.com,1999:blog-83795854211449111912024-03-12T16:40:03.634-07:00Interviste e RecensioniInterviste e recensioni alle opere edite di Cristina Bovecristina bovehttp://www.blogger.com/profile/00799458554546377552noreply@blogger.comBlogger76125tag:blogger.com,1999:blog-8379585421144911191.post-14772052483391991492023-03-31T00:58:00.002-07:002023-03-31T01:11:29.677-07:00<p> Marco D. Conti <br />saggio su "Una donna di marmo nell'aiuola" e "La simmetria del vuoto"</p><p><br /></p><p><a href="https://lemuseinquiete.it/cristina-bove-sospesi-nel-vuoto/">https://lemuseinquiete.it/cristina-bove-sospesi-nel-vuoto/</a></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgoiuCP19sPobc1WGYPnr83u0a5N6nKwV8A3X_N-Vmldb4aHVu2cRy4hOISFU2eRwZUAOkH5qsdBDKsmmK_VhnFZH_LuyuShfzyuS_fmo_ZSkAUNAZlMdHY8Ik8voNL8RbgMUd5oFYF3XdrTZuHq4sdwhIUSs0rIRakMWVH2szhxDTMdSTYDH0U3RSZ/s1725/foto%20Una%20donna...%20(2).jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1725" data-original-width="1224" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgoiuCP19sPobc1WGYPnr83u0a5N6nKwV8A3X_N-Vmldb4aHVu2cRy4hOISFU2eRwZUAOkH5qsdBDKsmmK_VhnFZH_LuyuShfzyuS_fmo_ZSkAUNAZlMdHY8Ik8voNL8RbgMUd5oFYF3XdrTZuHq4sdwhIUSs0rIRakMWVH2szhxDTMdSTYDH0U3RSZ/s320/foto%20Una%20donna...%20(2).jpg" width="227" /></a></div><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPQDVtX82OBDSP9g_bfz0Y_IU95D_5_9FnNZBJ8OyL8aaoiztqK3plD59uNrPPeGCOD2nrxwp4HNkaXmjUf3EdyYLCNC0aG2o2aJcR0jrf3DXgVdYuT3K1-UaPoOPIVFGkj7z17zHEaAJ7GVGHEfsl5FaNDiJG0s0nRCxm3qkdKa_yAVcSaLeBAIzO/s2048/cover%20la%20simmetria%20del%20vuoto.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1476" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPQDVtX82OBDSP9g_bfz0Y_IU95D_5_9FnNZBJ8OyL8aaoiztqK3plD59uNrPPeGCOD2nrxwp4HNkaXmjUf3EdyYLCNC0aG2o2aJcR0jrf3DXgVdYuT3K1-UaPoOPIVFGkj7z17zHEaAJ7GVGHEfsl5FaNDiJG0s0nRCxm3qkdKa_yAVcSaLeBAIzO/s320/cover%20la%20simmetria%20del%20vuoto.jpg" width="231" /></a><br /><br />cristina bovehttp://www.blogger.com/profile/00799458554546377552noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8379585421144911191.post-24806423762074536332021-01-04T14:50:00.009-08:002022-10-09T11:23:07.215-07:00nota critica di Giuseppe Martella a "La simmetria del vuoto"<div style="text-align: center;"><b> <a href="http://poesia.blog.rainews.it/2020/01/cristina-bove-la-simmetria-del-vuoto/"></a></b></div>
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<div style="text-align: center;"><a href="http://poesia.blog.rainews.it/2020/01/cristina-bove-la-simmetria-del-vuoto/">nota critica di Giuseppe Martella<br /></a></div><a href="http://poesia.blog.rainews.it/2020/01/cristina-bove-la-simmetria-del-vuoto/">
</a><div style="text-align: center;"><a href="http://poesia.blog.rainews.it/2020/01/cristina-bove-la-simmetria-del-vuoto/">
<b> "La simmetria del vuoto"</b>Arcipelago Itaca, 2018.</a></div><a href="http://poesia.blog.rainews.it/2020/01/cristina-bove-la-simmetria-del-vuoto/">
</a><div style="text-align: center;">
<a href="http://poesia.blog.rainews.it/2020/01/cristina-bove-la-simmetria-del-vuoto/"><br /></a></div><a href="http://poesia.blog.rainews.it/2020/01/cristina-bove-la-simmetria-del-vuoto/">
</a><div style="text-align: center;">
<a href="http://poesia.blog.rainews.it/2020/01/cristina-bove-la-simmetria-del-vuoto/"><img alt="la simmetria del vuoto - verdearancio" class="alignnone wp-image-11320 aligncenter" height="320" src="https://ancorapoesia.files.wordpress.com/2018/11/la-simmetria-del-vuoto-verdearancio.jpg" width="240" /></a></div>
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<br /></div>
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<br /></div><div style="text-align: left;">
<p><i>Il tratteggio</i>: <b> </b></p><p>Nella sua perspicua e illuminante prefazione, Anna Maria Curci propone la parola tedesca <i>schweben</i>,
“fluttuare, stare in bilico, esser sospesi”, come chiave di lettura di
questo testo e della intera poesia di Cristina Bove. Seguo questo
suggerimento e aggiungo altri due termini, sempre di ambito tedesco: <i>Ausdruck</i>: “espressione, frase, detto” ma anche “sguardo e voce”. Da cui <i>Ausdruckweise</i>: “fraseggio”. E poi <i>Abgrund</i>:
“abisso, pendio, precipizio, salto nel blu.” Etimologicamente “assenza
di fondamento”. Filosoficamente, quest’ultimo termine indica infatti il
fondamento nullo del nostro essere al mondo, tra realtà biologica e
rappresentazione psicosociale: la terribile simmetria del vuoto. Tra
fluttuazione e spro-fondamento dell’esserci si svolge infatti il
fraseggio poetico di Cristina Bove.</p>
<p>Una triangolazione fra le costellazioni semantiche di <i>Ausdruck, Schweben e Abgrund</i>
(espressione, bilico e abisso) può svelarci il luogo proprio e offrici
l’orientamento di fondo della versificazione di Cristina Bove, cioè
anche una cartografia del suo dire (<i>Dichtung</i>). C’è infatti nel termine <i>Ausdruck</i>
(espressione, manifestazione, frase) un nesso fra sguardo e voce,
assente nei suoi corrispettivi italiani, che implica quel cooperare
nell’espressione poetica dell’occhio e della mano, che Walter Benjamin
già indicava come la virtù precipua dell’antico cantastorie, il suo
saper trarre da una tradizione condivisa le formule verbali e le
alchimie del verso e della performance, il suo saper catturare e tenere
avvinti gli ascoltatori nel giro della frase, nella reciprocità degli
sguardi, nella cerchia dell’ascolto, che è la base di ogni circolo
ermeneutico. Da qui parte la mia ipotesi: il dettato (<i>Dichtung</i>)
di Cristina Bove sta sempre in bilico sull’abisso del proprio esserci.
Una ipotesi che coniuga quell’esitazione fra suono e senso che Valery
indica come carattere saliente della poesia, con la sua funzione
primaria di testimonianza e terapia della finitudine e precarietà
dell’essere al mondo insieme ad altri.</p>
<p>Una poesia della soglia, dunque, e del filo: liminale e sorvegliata.
Filata sulla sottile ragnatela del carro della regina Maab (in <i>Sogno di una notte di mezza estate</i>)
ma anche tessuta con la dedizione e la sapienza con cui Penelope tesse e
disfa quella tela che è il sostrato comune del canto di tutti gli aedi
dell’Odissea, Ulisse compreso. Una struttura flessibile, leggera e
ferrea, come quella di un ponte d’acciaio teso sopra l’abisso. Quando
indicherò nella maestria del <i>fraseggio</i> (<i>Ausdruckweise</i>)
una sua virtù caratteristica, intenderò anzitutto questo convenire
dello sguardo e della voce, questo accennare, nell’intervallo minimo fra
pause e battute del verso, a un altrove, a quel fondo da cui emergono
tutte le sue nitide figure, nel saper cogliere il tempo giusto (<i>kairòs</i>) perché la grazia (<i>charis</i>)
della parola incarnata risulti efficace. Il dettato di Cristina Bove è
danza graziosa sull’abisso che si intravede nella luminosa trama
(nell’ultrasenso e nell’oltreluce) delle sue figure, nel chiaroscuro
impeccabile, dei suoi versi. <span id="more-68301"></span></p>
<p>Questa espressione dell’esserci come esser tra, <i>frammezzo</i>,
sospeso e intrappolato nello stesso atto del dire, di tracciare percorsi
e indicare luoghi, e costruire una dimora per abitarla, è forse il
senso eminente di questa simmetria del vuoto. I suoi versi intrecciano
una danza fra dettaglio e disegno, fra macro e microcosmo, dove risuona,
nella squisita e tenace volontà di forma dell’io poetico, l’eco sfinita
della risata tragica dell’es stretto “nel labirinto delle sue
mutazioni”. (13) In una serie di attributi felicemente variati di un
soggetto-fondamento mancante, volatile, spro-fondante appunto in un
interminabile salto nel blu – quel colore che pare essere il preferito
della nostra autrice, a giudicare dalle composizioni di videoarte che
spesso ne accompagnano i versi sul suo blog e su Facebook. E’ un
verde-blu iridescente che, attraversando la gamma dei colori, pare
sfumare nel diafano da cui ci invia riflessi di figure, sovrimpressioni,
fantasmagorie. Ecco: la trasparenza è un’altra caratteristica dei versi
di Cristina Bove, nel senso intuitivo del termine (poiché si tratta di
figure luminose, leggere, sfumate) ma anche in quello del confine
sottile che passa tra riflessione e rifrazione di un raggio di luce. Del
punto cruciale in cui un medium qualsiasi, in parte assorbe e in parte
riflette il messaggio luminoso. Così come la memoria riflette l’evento
rifrangendolo nelle molteplici tangenti delle sue figurazioni inconsce.
Quella di Cristina Bove è anche una poesia della trasparenza e della
soglia, una esplorazione dei limiti del diafano nel linguaggio: una
videoarte del dire.</p><p></p><p><!--[if gte mso 9]><xml>
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</p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">La sapiente variazione
dei suoi versi equivale all’intero gradiente di rifrazione dei corpi al
messaggio della luce. In questo senso, anche le figure del suo discorso
assumono la valenza di una fantasmagoria in cui <span style="color: #0070c0;">trascendenza
e immanenza </span>si incontrano come il riflesso e la frattura di una immagine
in un punto sulla superficie della rappresentazione. Pertanto le figure in
sospensione nei versi di Cristina Bove si possono considerare anche come degli <span style="color: #0070c0;">ologrammi</span>, delle produzioni sul foglio di carta di
immagini tridimensionali, attraverso il reticolo di diffrazione dei suoi versi.
Ologrammi metafisici che coniugano riflessione e rifrazione, trascendenza e
immanenza, manifestazione ed essenza del nostro essere al mondo. In una
sapiente orchestrazione della “toccata e fuga di se stessi” (44), tra valenze
aforistiche e chiusure epigrammatiche, tra sottolineature e motteggi, nonsense e
paradossi.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Il lievitare misurato della
parola rigenerata (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">logos egeneto</i>), il
fraseggio accurato, l’equilibrio di una <span style="color: #0070c0;">versificazione
interstiziale</span> in cui la espressione sapiente riunisce <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">la mascherata della vita e quella dell’arte</b>,
facendone un bilancio lucido e mirabile, spassionato e implacabile, realistico
e visionario, dove nell’umana confessione si può leggere talora in palinsesto
una <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">dichiarazione di poetica</b>. (54) Il
fraseggio di Cristina Bove si svolge in una fluttuazione caratteristica <i style="mso-bidi-font-style: normal;">tra</i> l’espressione linguistica come
manifestazione dell’esserci e il suo fondamento nullo, cioè anche tra figura e
fondo, linguaggio e silenzio. In questo senso, la sua è una <i style="mso-bidi-font-style: normal;">poetica del tratteggio</i> e della
sottrazione, dell’adombramento e della sospensione sistematica di ogni
(pre)giudizio di esistenza. Una fenomenologia e una ermeneutica della finitezza
e dell’impermanenza, a tutti gli effetti, che spesso si esprime per calembours
e paradossi, intesi come controlli severi ed esperimenti cruciali sui limiti
del nostro linguaggio e della visione del mondo che su di esso si basa. L’insieme
di questi giochi linguistici converge graficamente poi verso il <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="color: #0070c0;">punto</span></i>,
da una parte e il <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="color: #0070c0;">trattino basso</span></i>, dall’altra. La punteggiatura, nella poesia
di Cristina Bove in generale, risulta pressoché assente ma tale assenza indica
il suo <i style="mso-bidi-font-style: normal;">esser tra le righe</i>, il suo
essere stata completamente assorbita (sospesa, messa in mora, epochizzata) nel
fraseggio e nella versificazione. O se si preferisce nel fondo del suo dettato
poetico. Tranne che nell’unico caso, nella presente raccolta, in cui compaiono
dei puntini di sospensione (61) a marcare l’irrazionale poetico. O in quello, assolutamente
singolare, della poesia dal titolo esplicito, “.mettere un punto” (86), dove il
punto appare in posizione anomala, a inizio frase, e messo in correlazione coi
trattini bassi <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>che compaiono nell’ultimo
verso del componimento. L’uso del trattino basso è invece estremamente
frequente, nell’intera poesia di Cristina Bove, fungendo quasi da supplemento alla
punteggiatura rarefatta e indicandone infine lo sprofondamento nell’abisso della
dizione. I trattini bassi, vera e propria ossessione grafica della nostra
autrice, croce e delizia dei suoi editori, non sono certo un vezzo ma
costituiscono il tratto distintivo della sua versificazione, il suo svolgersi
al limite dello spro-fondamento del discorso, del riassorbimento delle figure
della espressione (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Ausdruck</i>) sul
fondo (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Abgrund</i>) della nuda vita.
L’uso del trattino basso, il tratteggio ritmico-semantico che funge da basso
continuo della sua versificazione, costituisce inoltre la condensazione grafica
di quel fraseggio (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Ausdruckweise</i>) e
di quella lievitazione del dire (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Schweben</i>)
che ho indicato all’inizio e che caratterizzano in modo inconfondibile la sua
poesia. Mentre il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">punto anomalo</i> è qui
manifestazione grafica della coincidenza delle varie prospettive, o fasci di
luce coerente riflessi-rifratti dal s/oggetto della rappresentazione, a
costituire quella configurazione ologrammatica del discorso che ne rappresenta
un’altra caratteristica saliente. Il punto, infine, qui segna il limite di
quella funzione di dis/orientamento al mondo che è propria della poesia in
generale, ma che qui assume tutti i connotati di una ascesi della parola e di una
sobria composizione del luogo del discorso attraverso un costante esercizio di
eliminazione del superfluo, in una pratica della sottrazione che è da
attendersi in una poeta che è anche scultrice e il cui alter ego, in una
recente raccolta, appare come “Una donna di marmo nell’aiuola”.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"><span style="mso-spacerun: yes;">
</span>*<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Per corroborare la
linea ermeneutica adottata, sarà ora opportuno fornire alcuni esempi di ordine
tematico-strutturale. A partire proprio dalla messa a punto della propria
poetica che <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Cristina Bove compie nella
poesia prima menzionata (“.metter un punto”) e che val la pena citare per
intero, per dare una idea dello spessore e della consapevolezza del suo dire: “Per
solidificare la parola estinta/_il suo vissuto termina sul foglio_/magari farle
un monumento/solo di interpunzioni/dedicarlo ai poeti che non scrivono/<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Mi ci metto/perché non ho mai
scritto un bel silenzio/perché non ho saputo eliminare/una vita di
sillabe/<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>mi arrendo nel mimare
un’esistenza/_tra due trattini stesi_”. (86) Questa lirica è nel contempo un
compendio della sua poetica e una convalida di quanto abbiamo osservato: tutta
giocata com’è sulla linea d’ombra, sulla lievitazione tra vita e forma, mondo e
linguaggio, cose e parole: su quello <i style="mso-bidi-font-style: normal;">schweben</i>
che abbiamo menzionato all’inizio e che implica anche una sorta di sospensione
del giudizio di esistenza <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>(o <i style="mso-bidi-font-style: normal;">epoché</i> trascendentale) del mondo ricevuto,
che qui viene messa a tema e in forma, tutta racchiusa fra il punto anomalo
dell’inizio e i due trattini stesi alla fine, che insieme sottolineano e
sdoppiano, sottendono e mettono in mora, il valore dell’enunciato, cioè della
loro stessa verbalizzazione. Questo per dire tutta la sottigliezza,
complessità, condensazione, humour, ironia e lucidità di cui è capace Cristina
Bove. Che qui in partenza si esercitano sullo statuto stesso della poesia, “la
parola estinta” in quanto “il suo vissuto termina sul foglio” e dunque anche il
luogo in cui la vita trapassa e si fissa nella parola. E su quello dei poeti,
che vengono chiamati in causa con elegante sprezzatura, come coloro che nutrono
“una vita di sillabe” ma che non riescono mai a giungere al cuore del reale galleggiando
sulla superficie del discorso.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Una sprezzatura
che però presto si volge in autoironia poiché lei stessa afferma di non aver
mai <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>“scritto un bel silenzio”.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">In questi versi,
metricamente calibrati e variati, vien fuori la perfetta congruenza tra la
fluttuazione metafisica e il fraseggio poetico, come tratto fondante e distintivo
della versificazione di Cristina Bove. E si tratta di una declinazione
singolare e memorabile di quello <span class="descrizione1"><i><span style="mso-bidi-font-weight: bold;">Unter-Schied</span></i><span style="mso-bidi-font-style: italic; mso-bidi-font-weight: bold;"> (differenza-relazione
o interferenza fra linguaggio e mondo) che per Heidegger costituisce il
sostrato </span></span>della poesia in quanto tale e che qui nel testo di Cristina
Bove si traduce graficamente nell’uso insistito del trattino basso. Si tratta dunque
di una messa a punto onto-logica del proprio dire che si esprime poi in un
metro e in una sintassi meravigliosamente esatti e variati, in un minidramma
della ipostasi della parola scritta che, fra peripezie e riconoscimenti,
squisitamente infine si arrende al silenzio che la attende. Per cui questa
ironia che non fa sconti, questa umanissima certificazione dei propri limiti, umani
e poetici, finisce per tramutarsi infine, in virtù del suo proprio stesso
disincanto, in una muta domanda che esprime tutta la pietà del pensiero. E
infatti, nel componimento seguente, il tratteggio poetico rivela la trama
esistenziale da cui è sotteso: “le questioni mai risolte/tra la vita e la
morte” (87). Quella sospensione dei mortali che sanno di “esistere per poco” e
null’altro sapendo sospettano di essere solo “sogni/di un dio che ad ogni suo
risveglio/ha già dimenticati.” (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">ibid.</i>)<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Ma la fluttuazione ontologica
è endemica nella poesia di Cristina Bove, e i suoi tratti ritornano in una
molteplicità di profili e intagli come accade, con evidente allusione alle
opere di Lucio Fontana, nella poesia “Fontaniana” appunto, dove il taglio della
tela di un quadro appare come un “varco tra pensiero e corpo” (83) e pertanto assume
la valenza metafisica del frammezzo<span class="descrizione1">, “la zona franca
aperta sulla tela”</span> <span class="descrizione1">fra essenza e apparenza, in
quel continuo dialogo fra essere e coscienza che si svolge nei suoi versi,
senza che le due parti possano mai veramente scindersi né coincidere, (“_perché
il male ci dispensa dall’amalgama_”), (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">ibid</i>.)
come monadi che danzano alla cieca il ballo in maschera dell’esistenza, in
bilico sul filo del rasoio, in attesa di una finale messa a punto di cui
ignorano il tempo e il luogo. Questa arlecchinata metafisica ha peraltro già
avuto un’esposizione magistrale nella splendida “Maestri (s)concertatori” dove
“in un emiciclo di ripercussioni”, (44) l’intera sinfonia dell’esserci appare
intesa a “lustrare gli occhi spersi di chi sa/che tutto muore/come le note già
suonate/nella toccata e fuga di se stessi.”<span style="mso-spacerun: yes;">
</span></span>Su questa stessa pratica della espressione <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>fenomenologicamente sospesa sul fondamento
nullo dei suoi trattini bassi, del <i style="mso-bidi-font-style: normal;">fraseggio</i>
come correlativo verbale del <i style="mso-bidi-font-style: normal;">frammezzo</i>
esistenziale <span class="descrizione1"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;">tra
dettaglio e disegno, nomi e cose, essere e coscienza, si veda per esempio anche
l’impeccabile umorismo di “Inquilini e scalatori” dove ci si può esprimere solo
“Per interposta ragnatela”, (53) perché “non si trova il modo/di dare un altro
nome a ciò che accade”, e ci si trova “intrappolati ai muri e ai versi”, presi
in tenzoni futili, quasi dimentichi che “tanto sarà per poco” e che ci tocca
“nel frattempo/vivere di miracoli a ritroso/esserci quanto basta”. E dove
infine la <i style="mso-bidi-font-style: normal;">charis</i> (grazia, dedizione e
cura) di ogni dire risulta funzionale a riempire il frattempo che ci divide
dall’attimo fatale.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">L’equivalenza tra
frammezzo esistenziale e fraseggio verbale, viene sviluppata ancora nella
lirica che segue, “Considerando il dentro e il fuori”, dove la sinfonia
dell’esistenza trova ulteriori accordi nel tenore metapoetico del testo e la
commedia umana nuovi scenari, (tra dentro e fuori, tra essere e coscienza), un
intero copione di metafore gastronomiche che riconducono l’ispirazione poetica
alla sua base organica, mentre la poesia appare ancora una volta come farmaco
(rimedio-veleno) contro il male di vivere: “sta quasi per accendersi la
festa/si pronuncia l’antitodopoesia da bocca a bocca” per render il “mondo
commestibile” e chiudere gli occhi sui “_transiti scatologici_”/di questa
mascherata cromosomica/che ci consegna ad un perenne oblio.” Mentre “l’aria che
si annida negli alveoli, ad ogni inspirazione/incendia le apparenze e ci
consuma/<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>malgrado innumerevoli
varianti, siamo carboni ardenti”. (54) La ironica e spassionata
demistificazione dell’arte sfocia infine, nella lirica seguente, in quella
della religione, dove “il dio dei fallimenti programmati/in palinsesti onirici”
(55) per non farci accorgere “che non esiste porto/né un orizzonte per colare a
picco”, viene rappresentato in tutta la sua comica impotenza mentre “è lì che
aspetta il sorgere del mondo”. </span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Su questi incroci
prospettici fra realtà e rappresentazione, si producono dunque quelli che ho
chiamato gli <span style="color: #0070c0;">ologrammi </span>poetici di Cristina Bove,
nel senso degli incroci di prospettive o di raggi laser sull’oggetto che appare
così traslucido e multidimensionale. Ma anche nel senso di una inclusiva grammatica
della creazione che sa mettere insieme dettaglio e disegno, in una
fantasmagoria dell’esistenza che è nel contempo lucidissima e visionaria. Questo
“Paradigma ologrammatico” (significativo anche in vista delle sue applicazioni
all’arte digitale di Cristina) trova d’altronde una esatta definizione nella
lirica eponima, dove lo sdoppiamento e la fluttuazione ricorrente fra essere e
coscienza, dettaglio e disegno, micro e macrocosmo, trovano una messa a tema e
una definizione esplicita: “è che assistiamo/_contemporaneamente_/ad ogni tempo
della nostra vita/il vivere e il morire a ogni momento/essere il sognatore ed
il suo sogno” <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>perché “di fronte ad uno schermo/siede
il frammento e tutto l’universo” (50): un disegno frattale impeccabile che va
ad arricchire l’ologramma poetico-esistenziale, in cui lo sdoppiamento di
essere coscienza, reso in una costante variazione aspettuale e prospettica,
distillato nell’alambicco di un linguaggio senza fronzoli, genera quella
geometrica veggenza che caratterizza la poesia di Cristina Bove: “immagine
riflessa _pupille come fori_/negli occhi innumerevoli e diversi/attraversati
dalla stessa luce/un solo aspetto/eppure il tutto riversato in
esso/nell’illusoria percezione che/ci si veda soltanto un po’ per volta”. (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">ibid.</i>) E qui si nota chiaramente come
l’oscillazione caratteristica del dettato di Cristina Bove, non riguarda
soltanto i diversi livelli di realtà ma anche l’ordine temporale dell’accadere,
muovendosi tra due tagli verticali (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Kairoi</i>),
l’attesa dell’evento ineludibile della morte e il ricordo non già della
nascita, ma di un evento traumatico, di un tentato suicidio, in una notte “del
trentuno agosto/che lei precipitò dalla ringhiera/e poi si addormentò sul
marciapiede” (83). Evento che assume però qui i connotati gnostici della
metempsicosi, di una caduta dell’anima nella prigione del corpo, segnando
l’inizio di quel dialogo fra sé e sé, di quello sdoppiamento, prospettico ed
esistenziale, e di quella veggenza<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>che
caratterizzano la poesia di Cristina Bove: “io me ne andai/lasciandola sul
posto_ venni al mondo/pagandomi l’accesso dal balcone.”, “Però le ho sempre
raccontato tutto/e lei non ha mai smesso di volare/_non si ricorda d’essere
atterrata_/:sogna di me piombata sull’asfalto/sagoma disegnata con il gesso/e
nel suo sogno lei si crede viva/ed io nel mio fingo d’essere morta”. (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">ibid</i>.) Questo dialogo fra <i style="mso-bidi-font-style: normal;">self and soul</i>, che mi ricorda una
splendida poesia di W.B. Yeats, costituisce l’arco teso su tutta la poesia di Cristina
Bove, l’arcobaleno iridescente che contiene tutte le sfumature della sua
veggenza e i magnifici doni che essa sa offrirci, e che a mio parere fanno di
lei uno dei maggiori poeti viventi, ancora in attesa di un pieno e doveroso riconoscimento.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"><a href="https://intervistevarie.blogspot.com/search?q=prof.+giuseppe+martella">Giuseppe Martella</a></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"> <br /></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"> </span></p><a href="http://www2.lingue.unibo.it/romanticismoold/membri/Martella/Martella_Giuseppe.htm#top"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"></span></a><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt; line-height: 115%;"></span> <a href="http://poesia.blog.rainews.it/2020/01/cristina-bove-la-simmetria-del-vuoto/"></a><br /><p></p></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
cristina bovehttp://www.blogger.com/profile/00799458554546377552noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8379585421144911191.post-69565809110806047432020-12-15T16:11:00.000-08:002021-10-03T00:59:12.455-07:00Una donna di marmo nell'aiuola - prefazione di Annamaria Ferramosca<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlHM11aA45qK85yEvwLGP7vZWbk_dCoeZjzC_6oGyQAizKTUVPPJmAU_hM0MxqOzfmtGQzM7VzwnvaxOR2-5bboIbGPMy2JXC_pyKb1tmyjLY08fdNWC-ZNJVwC6E9K62bsHqr-bN73Xs/s1600/foto+Una+donna....jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="938" data-original-width="681" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlHM11aA45qK85yEvwLGP7vZWbk_dCoeZjzC_6oGyQAizKTUVPPJmAU_hM0MxqOzfmtGQzM7VzwnvaxOR2-5bboIbGPMy2JXC_pyKb1tmyjLY08fdNWC-ZNJVwC6E9K62bsHqr-bN73Xs/s320/foto+Una+donna....jpg" width="232" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<a href="https://www.campanottoeditore.com/catalogo.php?fbclid=IwAR3F1DYFc0FUzfGBVU9njBwWlNAZ2M2u3eTc4gctJ-rsIi6qnsnLHQFWO-8" rel="noopener nofollow" target="_blank">https://www.campanottoeditore.com/catalogo.php</a></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
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<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 14.15pt 10pt; text-align: left;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 115%;"><span style="mso-spacerun: yes;">
</span>Contro ogni marmo non resta che mendicare il sogno dei folli e dei poeti</span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 14.15pt 10pt; text-align: left;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 14.15pt 10pt; text-align: justify;">
Tra opere d’arte varia (pittura, scultura,
video-art) e dopo tre raccolte di poesia pubblicate e il successo del romanzo
autobiografico <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Una per mille</i>, la
poliedrica artista Cristina Bove ritorna alla poesia con questo nuovo
incandescente libro, frutto di un imponente lavoro di introspezione e
percezione del mondo e del suo senso.</div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 14.15pt 10pt; text-align: justify;">
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>La <i style="mso-bidi-font-style: normal;">donna di marmo nell’aiuola</i> è proprio
lei, l’autrice, che inscena il grandioso spettacolo della vita e pure la sfera
oscura dell’oltrevita, indagando l’essenza dell’umano e del mondo, incalzando
con testi serrati la stessa esistenza a rivelare il versante indicibile, tutta
la sua assurdità, perfino ad ammetterne il possibile non-<a href="https://www.blogger.com/null" name="_GoBack"></a>sense.
Attraverso un andamento simil-poematico che procede per testi separati, ma che risultano
tutti interconnessi e senza rompere l’opera in sezioni, Cristina Bove dipana le
sue interrogazioni metafisiche e lo fa con toni lievi, quasi dialoganti, e con una
continua sottile ironia, che salva la scrittura dal rischio di sconfinamento
filosofico. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 14.15pt 10pt; text-align: justify;">
Ritorna la sua visione cosmica - gli esseri come
frammenti di infinito nell’infinito – o come lembi vaganti di pensiero o anche
nomi in volo che aspettano di essere riconosciuti, comunque minime cosmiche entità
in un continuo <i style="mso-bidi-font-style: normal;">gioco del ritrovarci dopo
esserci persi</i>. Una verità ineludibile, che gli umani continuano a non
vedere, perché oscurata dai guasti che essi stessi insistono a perpetrare sul
mondo, quasi in una maledetta coazione a ripetere, un destino gramo che fa
dimenticare l’immenso da cui si proviene. Ecco perché l’autrice dichiara di
restare in attesa <i style="mso-bidi-font-style: normal;">dell’andata e del non
ritorno, </i>come per ritornare alla serenità dell’origine, e di sentirsi già nel
momento del trapasso tra fuoco e ghiaccio, chiedendo per sé solo <i style="mso-bidi-font-style: normal;">un prato di giunchiglie </i>(l’aiuola del
titolo, metafora di uno spazio di pace). La ricerca di senso accade per visioni
oniriche e sprazzi dal sapore profetico, con figure di creature mitiche che nel
ricordo della poetessa emergevano dalle mura domestiche già dalla lontana
infanzia e che - come simboli di illusione – la informano della possibile
totale inconsistenza della realtà.</div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 14.15pt 10pt; text-align: left;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">…</i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 14.15pt 10pt; text-align: left;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">e non si
appare che vestiti vuoti</i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 14.15pt 10pt; text-align: left;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">appollaiati
alle finestre</i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 14.15pt 10pt; text-align: left;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">vapori a fil
di vento</i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 14.15pt 10pt; text-align: left;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">a tessere
giornate in spazi assenti</i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 14.15pt 10pt; text-align: left;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 14.15pt 10pt; text-align: left;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">città dipinte
nei colori onirici</i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 14.15pt 10pt; text-align: left;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">intorno a
tutti i sé temuti e amati </i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 14.15pt 10pt; text-align: left;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">-ci si può
stare in tanti –</i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 14.15pt 10pt; text-align: left;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">suggeriscono
strade sul confine</i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 14.15pt 10pt; text-align: left;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">oltre le cose
conosciute e solide</i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 14.15pt 10pt; text-align: left;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">varchi da cui
si possa intravedere</i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 14.15pt 10pt; text-align: left;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">un altro
esistere<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>- forse -<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><span style="mso-spacerun: yes;"> </span><span style="mso-spacerun: yes;"> </span></i>(n.9)</div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 14.15pt 10pt; text-align: left;">
E l’ironia, che a volte sconfina nel sarcasmo, è il
corrimano cui Bove si aggrappa per resistere al senso di vuoto che avverte,
devastante, come nei versi </div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 14.15pt 10pt; text-align: left;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">L’aria che
avvolge i corpi</i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 14.15pt 10pt; text-align: left;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">è il calco d’ogni
forma </i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 14.15pt 10pt; text-align: left;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">-una fusione
a cielo perso - <span style="mso-spacerun: yes;"> </span></i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 14.15pt 10pt; text-align: left;">
e</div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 14.15pt 10pt; text-align: left;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">anime
confinate nei minuti </i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 14.15pt 10pt; text-align: left;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">- lo spazio,
un vuoto a rendere -<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><span style="mso-spacerun: yes;"> </span><span style="mso-spacerun: yes;"> </span></i>(n.11)</div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 14.15pt 10pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span></i>Perfino il possedere <i style="mso-bidi-font-style: normal;">una stanza tutta per sé, </i>di woolfiana memoria, non basta a diradare
la nebbia persistente. Restano i bambini, figure-archetipo della pura
percezione della verità, a intuire e suggerire, e resta l’amore, che in questo
buio-luce è ineliminabile fuoco. Anche se <i style="mso-bidi-font-style: normal;">dell’amore
non si può dire</i> - di fronte alle macerie umane che sommergono - sia per
eccesso di pudore, sia perché è quasi impossibile un vero amoroso incontro,
nonostante la vicinanza degli amanti. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span><br />
<span style="mso-spacerun: yes;"><br /></span>Con il suo naturale andamento metrico in
settenari ed endecasillabi e nel lessico l’uso frequente di termini polifusi, <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>l’affabulare poetico di Cristina Bove
procede in sonora tensione ritmica e forza immaginativa indagando bellezza e
fragilità del mondo e scavando nelle pieghe dell’io, snodi cruciali di questa
poetica. Bove pure riconosce le difficoltà dello scavo e la distanza che sempre
si frappone con il proprio focus di verità, quel “segreto centro” borgesiano,
sorgente di suggestioni e tracce rivelatrici, eppure mai completamente
raggiungibile.<br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-right: 14.15pt; text-align: justify;">
E centrale appare il testo Desistenze (n.39), dove è inscenato un
dialogo tra la poetessa e un altro - non importa chi sia, compagno di
vita o amico/a -, in cui il desiderio di ricomposizione di
un’interiorità lacerata e pure la fame di salvezza da un sistema esterno
che travolge l’umano, si scontrano con la consapevolezza di un destino
di solitudine e di finale totale evanescenza. Resta potente la
rappresentazione della miseria umana, dell’imperturbabile sordità dei
responsabili al potere verso il grido che si leva dagli ultimi della
terra. La poetessa si spinge così a prefigurare un’autoestinzione dei
viventi, epilogo molto probabile dell’umana vicenda, forse - a parziale
discolpa degli umani - con colpo finale dato da eventi catastrofici
geologici, quando la Terra vorrà scrollarsi dalle pulci. (n.72)</div>
</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-right: 14.15pt; text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 14.15pt 10pt; text-align: justify;">
Si percepisce nettamente da questa scrittura colma
d’amarezza l’impronta di una cicatrice non rimarginata, l’esito di un fiero
dolore-mancanza che ha capovolto quella capacità di visione che siamo soliti
dire “normale”, rendendola acuta e nitida, fino all’incandescenza. E tutto
questo accade in un perimetro privato, angusto come è quello domestico, tra un
taglio di patate e una pentola lasciata bruciare, o uno sguardo sul giardino fuori
dalla finestra: condizioni che qui invece dilatano e accelerano l’acuzie del
pensiero, capace di lanciare fuori dal bunker una parola autentica, debordante,
memorabile. Il suo ritmo curatissimo, il suo tono ora colloquiale, ora
stralunato, dà vita ad una scrittura che Cristina Bove sa colorare di tinte
inafferrabili e arcane, come fa con le sue oniriche e rarefatte opere di
videoart. Basta soffermarsi sui testi <i style="mso-bidi-font-style: normal;">E
di siffatte favole dormire </i>(n.59) e<i style="mso-bidi-font-style: normal;"> Come
in un quadro di Chagall </i>(n.60),<i style="mso-bidi-font-style: normal;"> </i>dove,
nonostante tutto, anche in contraddizione con altra tesi poeticamente sostenuta
in precedenza, emerge - impellente di necessità - il desiderio di vicinanza e sostegno
affettivo. Così la poesia di Bove lascia sottendere che, soprattutto in poesia,
occorre fare i conti con la contraddizione, che non è altro che uno specchio
della molteplicità del reale. Dal grigiore ci si può infatti sollevare volando,
magari con le labili ali di Icaro che ci faranno <i style="mso-bidi-font-style: normal;">ammarare senza salvagente, </i>ma con la consapevolezza che ci sarà
concesso di guardare quella <i style="mso-bidi-font-style: normal;">turbolenza
all’orizzonte, </i>ultima parvenza di una possibile realtà benigna.</div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 14.15pt 10pt; text-align: left;">
… </div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 14.15pt 10pt; text-align: left;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">nel tempo
limitato degli sguardi</i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 14.15pt 10pt; text-align: left;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">nello spazio
di cose sottoscritte</i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 14.15pt 10pt; text-align: left;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">l’angelo che
ci assiste se ne va</i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 14.15pt 10pt; text-align: left;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">toccato e arreso</i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 14.15pt 10pt; text-align: left;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>ci lascia sopraffatti dalla vita</i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 14.15pt 10pt; text-align: left;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>spenti alla luna, accesi in altri mondi</i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 14.15pt 10pt; text-align: left;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">ciascuno
nella propria solitudine<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></i>(n.40)</div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 14.15pt 10pt; text-align: justify;">
Tutto il libro si rivela dunque un cammino che
esplora senza paura i tanti aspetti del buio che ci sommerge, una voce
familiare che sembra prenderci per mano, che ci lascia pure una sua ultima accorata
richiesta di perdono e infine lancia una sorta di aperta profezia, che la vita
forse sarà sempre <i style="mso-bidi-font-style: normal;">un mendicare il sogno
dei folli e dei poeti. </i>(n.49)</div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 14.15pt 10pt; text-align: justify;">
Cristina Bove ha saputo costruire in questi nostri
giorni disastrati e disconnessi un raro ed esemplare modello di poesia sul
senso dell’esistere, con una scrittura limpida, coraggiosa, fuori da ogni
maschera. Offrendo la propria inquietudine e la propria elaborazione poetica, e
insieme una soglia raggiunta di serenità, la poetessa ha sospinto la parola
oltre i confini della finitezza, laddove la sua comunicazione si fa più acuta e
il senso intravisto degno di memoria. E’questa oggi la responsabilità che si
richiede alla poesia. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 14.15pt 10pt; text-align: left;">
<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>Annamaria Ferramosca<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></div>
cristina bovehttp://www.blogger.com/profile/00799458554546377552noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8379585421144911191.post-67265571609571934492020-11-30T22:37:00.000-08:002021-10-03T00:37:11.058-07:00"La simmetria del vuoto" Recensione a cura di M. Carmen Lama <p> </p><p align="center" class="MsoNoSpacing" style="margin-left: 18pt; text-align: center;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">Cristina Bove - La simmetria del<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>vuoto - <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Arcipelago</i>
Itaca</span></b></p><b> <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh3dILPjK6SSq64dSNFsyC1e8OMATPUizTN2rqZ2XuQEy5T7H9Su51tchBZPqYxe4qtphT1n1gvnKxAeKV2DtXHh55V67L5eJEQ8H-EtMIq96l8J_Jj8Iufx4N2Xni-CNKvhV8UbTwo9Ts/s1000/2643853.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1000" data-original-width="1000" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh3dILPjK6SSq64dSNFsyC1e8OMATPUizTN2rqZ2XuQEy5T7H9Su51tchBZPqYxe4qtphT1n1gvnKxAeKV2DtXHh55V67L5eJEQ8H-EtMIq96l8J_Jj8Iufx4N2Xni-CNKvhV8UbTwo9Ts/s320/2643853.jpg" /></a></div><br /></b><p align="center" class="MsoNoSpacing" style="text-align: center;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;"> </span></b></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">Una silloge che si presenta in modo
inusuale già dal titolo, questa di Cristina Bove, edita da <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Arcipelago</i> Itaca nel 2018: La simmetria del vuoto.</span></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">Ma come fa il vuoto ad essere
simmetrico? Come fa Cristina Bove a immaginare di poter attribuire al vuoto
delle caratteristiche topologico-geometriche come la simmetria? </span></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">E poi, quale tipo di simmetria ha in
mente Cristina? Quella speculare, o rotatoria-radiale, o traslatoria che si usa
nell’arte pittorica?</span><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;"> </span></p><p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">Certo è che si tratterebbe, nell’arte
poetica, così come nell’arte pittorica, di dare equilibrio e armonia all'opera
in cui si utilizza, cosa che certamente riesce in questa silloge all’autrice. </span></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">Ma è l’immaginazione del vuoto
sottoposto a qualsiasi operazione, geometrica o artistica o d’ogni altro tipo,
che pone un dilemma: si può dare una forma, qualunque essa sia, a qualcosa che
non è? </span></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">O il vuoto ha consistenza? E se sì, di
che particolare “materia” si tratta? E dove si trova il vuoto? Avrà un suo
luogo dove poterlo osservare o è solo un’illusione meta_fisica?</span><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;"> </span></p><p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">Ecco, cominciando da così tante domande,
si intuisce che si sta per entrare in un mondo tutto da esplorare, da scoprire
e da com_prendere. </span></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">E che bisogna munirsi di strumenti
sofisticati per riuscire a venirne a capo.</span><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;"> </span></p><p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">Nella silloge non c’è alcuna poesia che
faccia esplicito riferimento al concetto di simmetria del vuoto. Tutte le
poesie, però, hanno caratteristiche abbastanza simili, non tanto nella
struttura compositiva, quanto nell’adattamento dei versi a quel che viene
trasmesso, sia pure senza una vera e propria consapevolezza intenzionale.</span></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">La confrontabilità delle poesie sul
piano dell’intreccio formale e contenutistico-emozionale, che è quanto arriva
al lettore (parlo per me, in questo caso, ovviamente), balza così in primo
piano che se ne potrebbe fare una rappresentazione visiva attraverso uno
schema, semplicemente servendosi di versi-chiave: alcuni che mettono in evidenza
un vissuto di sofferenza psichica, ma non particolarmente accentuata, bensì
quasi sfumata, altri che tentano un’evasione in qualche oasi di positività,
così da equilibrare il senso di malessere che pervade l’animo.</span></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">Darò soltanto alcuni esempi, per rendere
più chiaro quanto appena scritto, che rimanda alla mia personale percezione:</span></p>
<table border="1" cellpadding="0" cellspacing="0" class="MsoTableGrid" style="border-collapse: collapse; border: medium none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-padding-alt: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; mso-yfti-tbllook: 1184;">
<tbody><tr style="mso-yfti-firstrow: yes; mso-yfti-irow: 0;">
<td style="border: 1pt solid windowtext; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt; width: 244.45pt;" valign="top" width="326">
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">e dirsi in versi</span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">forse nel
tentativo di sottrarsi</span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">non solamente al
male</span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">ma anche alla
terribile bellezza</span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">che annichilisce
e ammalia (pag. 14)</span></i></p>
</td>
<td style="border-left: none; border: 1pt solid windowtext; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt; width: 244.45pt;" valign="top" width="326">
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">vestirsi del saluto
d’ogni giorno</span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">scriversi addosso
che la vita è vita</span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">se si rimane
svegli</span></i></p>
</td>
</tr>
<tr style="mso-yfti-irow: 1;">
<td style="border-top: none; border: 1pt solid windowtext; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt; width: 244.45pt;" valign="top" width="326">
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">dagli ibridi
parlanti<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>dalle parole obese</span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">dalle follie
diacroniche</span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">mi allontano
_spossata_ (pag. 15)</span></i></p>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-color: currentcolor windowtext windowtext currentcolor; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-style: none solid solid none; border-top: none; border-width: medium 1pt 1pt medium; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt; width: 244.45pt;" valign="top" width="326">
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">vestita solamente
del mio dire </span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">ché preferisco
tinte delicate</span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">se proprio devo
esprimere un pensiero</span></i></p>
</td>
</tr>
<tr style="mso-yfti-irow: 2;">
<td style="border-top: none; border: 1pt solid windowtext; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt; width: 244.45pt;" valign="top" width="326">
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">ciò che nessuno
vede per davvero</span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">è la prigione
dove stagna il cuore (pag. 24)</span></i></p>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-color: currentcolor windowtext windowtext currentcolor; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-style: none solid solid none; border-top: none; border-width: medium 1pt 1pt medium; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt; width: 244.45pt;" valign="top" width="326">
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">trovare pace in
zone misteriose</span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">dove si fa
preghiera l’intelletto</span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">e senza più
parole</span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">dire di sé quanto
rimane acceso</span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";"> </span></i></p>
</td>
</tr>
<tr style="mso-yfti-irow: 3;">
<td style="border-top: none; border: 1pt solid windowtext; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt; width: 244.45pt;" valign="top" width="326">
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">raccolsi ogni tuo
modo di morire</span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">non potevo sapere</span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">quanto ti avrebbe
consentito il vivere (pag. 62)</span></i></p>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-color: currentcolor windowtext windowtext currentcolor; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-style: none solid solid none; border-top: none; border-width: medium 1pt 1pt medium; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt; width: 244.45pt;" valign="top" width="326">
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Ed in quell’altro
modo ch’è restare</span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">sfogliandosi di
tutte le risposte</span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">scriversi un
colorato ricordare</span></i></p>
</td>
</tr>
<tr style="mso-yfti-irow: 4;">
<td style="border-top: none; border: 1pt solid windowtext; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt; width: 244.45pt;" valign="top" width="326">
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">braccata dalla
nostalgia</span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">si percepiva
sempre più straniera (pag. 69)</span></i></p>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-color: currentcolor windowtext windowtext currentcolor; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-style: none solid solid none; border-top: none; border-width: medium 1pt 1pt medium; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt; width: 244.45pt;" valign="top" width="326">
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">_ne verrai fuori_</span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">dissero dalla
luce sopra il pozzo</span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">in cui precipitò</span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">[…]</span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">come in un
fermo-immagine</span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">vede con gli
occhi chiusi</span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">luminose nonforme
ad aspettare</span></i></p>
</td>
</tr>
<tr style="mso-yfti-irow: 5;">
<td style="border-top: none; border: 1pt solid windowtext; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt; width: 244.45pt;" valign="top" width="326">
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Vagabondare
intorno ai propri passi </span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">nel guscio della
casa</span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">o starsene
sospesi<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>(pag.73)</span></i></p>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-color: currentcolor windowtext windowtext currentcolor; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-style: none solid solid none; border-top: none; border-width: medium 1pt 1pt medium; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt; width: 244.45pt;" valign="top" width="326">
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">si va restando
immobili nel corpo </span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">si sta mentre si
spazia oltre il sensibile</span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">nell’universo
dell’iperesistere</span></i></p>
</td>
</tr>
<tr style="mso-yfti-irow: 6; mso-yfti-lastrow: yes;">
<td style="border-top: none; border: 1pt solid windowtext; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt; width: 244.45pt;" valign="top" width="326">
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">la strada andava
ed era in viaggio il suolo</span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">correva sotto il
premere dei passi</span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">_a volte mi
mostrava denti aguzzi_</span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">ingranaggi
serpenti</span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">capelli di medusa
nello specchio</span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">ed io guardai</span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">[…]</span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">la mia canzone
già precipitava</span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">-hai visto- disse
il monte dalla vetta?</span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">-hai visto come
cade giù la sera?-<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>(pag. 76/77)</span></i></p>
</td>
<td style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border-color: currentcolor windowtext windowtext currentcolor; border-left: none; border-right: solid windowtext 1.0pt; border-style: none solid solid none; border-top: none; border-width: medium 1pt 1pt medium; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-left-alt: solid windowtext .5pt; mso-border-top-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt; width: 244.45pt;" valign="top" width="326">
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Ma distolsi lo
sguardo </span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">misi il pensiero
in stallo</span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">vidi me stessa
uscire dalla roccia</span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">e fui soltanto un
ruscellare d’acqua</span></i></p>
</td>
</tr>
</tbody></table>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;"> </span></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">E si potrebbe continuare con molti altri
simili modelli. </span></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">Ma preferisco passare a dare spazio “anche”
ai <i style="mso-bidi-font-style: normal;">pensieri</i> di Cristina, così come li
ha esternati in alcuni versi:</span></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“<i style="mso-bidi-font-style: normal;">ci si ammalava di pensieri morti</i>” – p.
39</span></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“<i style="mso-bidi-font-style: normal;">pensiero ricorrente che attanaglia</i>” – p.
68</span></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="tab-stops: 206.4pt; text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“_<i style="mso-bidi-font-style: normal;">era una volta liscio ogni pensiero</i>_” – p. 72 </span></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="tab-stops: 206.4pt; text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“_<i style="mso-bidi-font-style: normal;">le scorte di pensieri andate a male</i>_” – p. 74</span></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="tab-stops: 206.4pt; text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“<i style="mso-bidi-font-style: normal;">tra cocci di pensieri</i>” – p. 84</span></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="tab-stops: 206.4pt; text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;"> </span></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="tab-stops: 206.4pt; text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">Questi pochi
versi evidenziano quale modalità di pensiero sia sottesa alla percezione della realtà
da parte di Cristina, in questa particolare silloge.</span></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="tab-stops: 206.4pt; text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">Non ci sono
poesie in cui si possa cogliere la delicatezza del porgere il proprio malessere
senza farlo trapassare nel lettore, perché subito stemperato dall’ironia;
ironia che, nelle precedenti sillogi, era più “dominante” e smussava, appunto,
ogni pensiero pietroso, aguzzo, che incideva ferite nell’anima della poetessa e
che, per questa sua dolorosa caratteristica, doveva essere in qualche modo
neutralizzato.</span><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;"> </span></p><p class="MsoNoSpacing" style="tab-stops: 206.4pt; text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">Qui si coglie
invece quasi una rassegnazione, una disillusione e, per contrasto, una precisa
consapevolezza dell’irrimediabilità delle spine del tempo, delle sue
lacerazioni e dei suoi strappi, della sua continua limatura del corpo ma anche
degli stessi pensieri.</span><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;"> </span></p><p class="MsoNoSpacing" style="tab-stops: 206.4pt; text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">Quasi mai il
tempo è esplicitamente menzionato. Ma se ne coglie tutta la sua forza e
pesantezza e nello stesso tempo tutto il suo sfuggire senza mai lasciarsi
guidare né tanto meno dominare.</span></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="tab-stops: 206.4pt; text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">Il tempo infatti
non fugge, ma semplicemente sfugge. Quanto più si vorrebbe agguantarlo, tanto
più sfugge alla nostra presa. Ed è questa nostra incapacità di incidere almeno
un poco sulla realtà, dominata dal tempo che la usura, quel che ci lascia
interdetti e impotenti, specialmente mentre sentiamo che l’anima non si lascia
sottomettere, anzi cerca ancora spazi per sé, non più scalpitando, ma chiedendo
soltanto giustizia.</span></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="tab-stops: 206.4pt; text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">Ma poi, no. Si
accorge, con una piena evidenza, non consentita alla mente, che<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>il vuoto, compatto o rarefatto, comunque sia
è perfettamente sovrapponibile e coincidente con se stesso in ogni punto, in
ampiezza e in profondità. E se suddiviso idealmente in due metà, è davvero anche
simmetrico e sovrapponibile a specchio. E se immaginato sferico, sovrapponibili
saranno gli spicchi di vuoto. </span></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">E l’anima sa anche che è inutile
chiedersi dove esso si trovi. </span></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">Perché non si saprebbe dove trovare le risposte.
Non si saprebbe dove cercare, non certamente in qualche modalità esperibile nel
concreto, con tanto di sperimentazione, né in modo logico-formale. </span></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">E neppure nella geometria.</span></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">E tuttavia, l’anima sa bene cosa sia il
vuoto, anche se la mente non sa definirlo o localizzarlo. </span></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">Perché è proprio lei che ne subisce gli
attacchi. </span></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">Il vuoto toglie la consapevolezza di
essere quel che si è, ci fa sentire nulla, un vuoto, appunto! Che tautologico
mistero!</span></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">A volte, è talmente insopportabile la
sua insidia che tentiamo di colmare tutte (crediamo…) le sue concavità e
asperità, siamo portati a pensare che somigli un po’ al silenzio assoluto e per
questo lo riempiamo di parole. Talvolta soltanto di pensieri. </span></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">Non ci accorgiamo, però, che ogni volta
rimangono angoli fessure depressioni imbuti di vuoto che non riusciamo a
raggiungere, perché sfuggenti sempre oltre, in direzione di uno sbocco
“naturale” nell’infinito, perché tale è la sua essenza e dimensione:
l’infinito.</span></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">Inutile provare ad ampliare i nostri
raggi d’azione. Siano pur raggi luminosi, come le poesie di questa silloge, non
ci conducono mai fino agli estremi limiti, nonostante in qualche modo sentiamo
una specie di promessa di vittoria e per questo mettiamo in campo tutti gli
sforzi necessari. </span></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">Ma il risultato non cambia. La nostra
volontà è insufficiente, anche se è lodevole esplicarla al massimo.</span></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">Alla fine bisogna arrendersi, spossati,
insoddisfatti. Proprio come fa Cristina Bove che, pur cercando spiragli di
luce, di benessere, sa che sono provvisori, effimeri, illusori. </span></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">Ma ciò non vieta di riprendere nuovo
slancio e riprovare ancora e ancora e ancora… magari con la scrittura di nuove
poesie che, a loro modo, si configurano come un antidoto al tempo che ci
travalica, ci oltrepassa. Al tempo che forse ci permetterà soltanto di fare -da
soli- gli ultimi passi, abbandonando, lui-subdolo, la nostra pur fragile presa.
</span></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">Intanto ci sentiamo come esseri in
dissolvenza… con l’amara consapevolezza che niente e nessuno ci potrà
trattenere dallo scivolamento…</span></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">Forse la sensazione di vuoto è
costitutiva dell’animo umano, come la solitudine.</span></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">Ora non so con precisione da quali
sensazioni, emozioni o atmosfere Cristina Bove sia stata attraversata scrivendo
le poesie di questa sua raccolta, né in che modo abbia voluto intenderle.</span></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">So soltanto, e senza dubbio, che <i style="mso-bidi-font-style: normal;">questa mia</i> <i style="mso-bidi-font-style: normal;">interpretazione</i> risente moltissimo di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">mie </i>suggestioni, mentre Cristina avrà forse scritto con altri
intenti e con altre sue percezioni. </span></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">Ma la poesia vive di vita propria ed è
efficace ed incisiva se dà al lettore quel che egli chiede. </span></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">A me, la lettura delle poesie di questa
peculiare silloge ha dato quel che ho voluto/potuto <i style="mso-bidi-font-style: normal;">sentire</i> in questo momento, in questo tempo ingrato che, oltre ad
essere il mio specifico tempo, è anche un tempo universale, un tempo che si
aggira per il mondo eludendo i suoi obblighi e le sue promesse, mentre, con
irresolubile <i style="mso-bidi-font-style: normal;">nonchalance,</i> anche (e
soprattutto!) raggira. </span></p>
<p style="font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">E ci lascia vuoti, completamente vuoti
di senso, del tutto disincantati. Noi, brevi segmenti di Tempo, sottilissime
linee di demarcazione fra il nulla che ha preceduto l’inizio della nostra vita
e il nulla che ne seguirà la fine.</span><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;"><br />Noi, <i>linea
di mezzo</i> <b>| </b>specchio in cui il
vuoto del prima riflette esattamente, simmetricamente, il vuoto del dopo. Vladimir
Jankélévitch</span> <span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">docet!</span></p><p style="font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;"><br /><br /></p><p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;"> </span></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt;">(Robbiate,
21.12.2020)</span></b></p>cristina bovehttp://www.blogger.com/profile/00799458554546377552noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-8379585421144911191.post-78170654248202046352020-09-04T11:17:00.000-07:002022-10-09T11:27:27.664-07:00Prof. Giuseppe Martella<p> <b> </b></p><div align="center">
<table border="0" cellpadding="0" cellspacing="0" class="MsoNormalTable" style="mso-cellspacing: 0cm; mso-padding-alt: 2.25pt 2.25pt 2.25pt 2.25pt; mso-yfti-tbllook: 1184; width: 90%px;">
<tbody><tr style="mso-yfti-firstrow: yes; mso-yfti-irow: 0;">
<td style="background: #FD9A2D; padding: 2.25pt 2.25pt 2.25pt 2.25pt; width: 100.0%;" width="100%">
<p align="center" class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto; text-align: center;"><span style="color: black; font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">> <a name="PROFILO_DIDATTICO"><b>PROFILO DIDATTICO</b></a><b> </b><</span><span style="font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"></span></p>
</td>
</tr>
<tr style="mso-yfti-irow: 1;">
<td style="padding: 2.25pt 2.25pt 2.25pt 2.25pt; width: 100.0%;" width="100%">
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Ha fatto
parte delle commissioni di esame e di laurea; ha inoltre seguito numerose
tesi di laurea di argomento vario, specialmente sulla drammaturgia
elisabettiana e sulla poesia e la narrativa del Novecento. Ha anche fornito
assistenza e orientamento agli studenti nelle loro ricerche e nella
formulazione dei piani di studio individuali, con successiva verifica e
correzione degli stessi. </span></p>
<p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto; text-align: justify;"><span style="font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Tra gli argomenti dei seminari e
dei corsi tenuti ricordiamo: la teoria estetica e la metodologia critica di
I.A. Richards, sulla poesia di S.T. Coleridge, la poesia di W.B. Yeats, il
poeta italo-americano contemporaneo Enrico Garzilli (in collaborazione con la
prof. Angela Giannitrapani ha curato la pubblicazione di un poemetto di
Enrico Garzilli, corredandola con un saggio introduttivo, cfr. bibliografia);
l'applicazione alla letteratura della nozione di "paradigma" di
T.S. Kuhn, e l'applicazione dell'analisi del discorso e della teoria degli <i>Speech
Acts</i> allo studio dei testi drammatici, il dramma shakespeariano in
rapporto alla cultura dell'epoca. (<i>Hamlet</i>, <i>Mac beth</i>,<i> King)</i>,
il dramma storico shakespeariano con l'analisi del discorso nel testo
drammatico, utilizzando metodi tratti dalla linguistica,
dall'etnometodologia, dalla sociologia dell'interazone quotidiana (in particolare
gli <i>incipit</i> delle tragedie di Shakespeare), il "Rinascimento ed
età elisabettiana", l'episteme rinascimentale servendosi degli studi
critici di J. Burkhardt, E. Cassirer e M. Foucault, soffermandosi
specialmente sul concetto di "allegoria", e istituendo anche dei
paralleli con l'uso che ne hanno fatto autori moderni, come J.L. Borges. Ha
inoltre trattato lo studio del testo poetico, utilizzando in particolare le
metodiche di R. Jakobson e J. Lotman (W.B. Yeats e T.S. Eliot.), si è
occupato di ermeneutica epistemologia e decostruzione; del modernismo (W.B.
Yeats, T.S. Eliot, W.H. Auden e J. Joyce).</span></p>
</td>
</tr>
<tr style="mso-yfti-irow: 2;">
<td style="background: #FD9A2D; padding: 2.25pt 2.25pt 2.25pt 2.25pt; width: 100.0%;" width="100%">
<p align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;"><b><span style="color: black; font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">> <a name="PROFILO_SCIENTIFICO">PROFILO
SCIENTIFICO</a> <</span></b><span style="font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"></span></p>
</td>
</tr>
<tr style="mso-yfti-irow: 3;">
<td style="padding: 2.25pt 2.25pt 2.25pt 2.25pt; width: 100.0%;" width="100%">
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Dal 1979
al 1986 Giuseppe Martella ha fatto parte di un gruppo di ricerca
interuniversitario sotto la direzione del prof. W.N. Dodd. Il programma del
gruppo aveva come obbiettivo finale la ridescrizione delle convenzioni del
testo drammatico, mediante l'uso di strumenti di analisi tratti dalla
linguistica, dalla etnometodologia, dalla sociologia dell'interazione
quotidiana, dalla filosofia del linguaggio, ecc; e mediante esempi tratti
dalla drammaturgia inglese nel suo complesso ma specialmente da quella
elisabettiana. Uno dei problemi maggiormente studiati concerneva l'insieme
delle strategie messe in opera dal drammaturgo nell'<i>incipit </i>per
introdurre lo spettatore<i> </i>nel mondo fittizio del dramma - strategie che
si configurano diversamente a seconda che si abbia a che fare con poetiche
dell'illusione o, piuttosto, di straniamento. L'impostazione della ricerca
era molto articolata e aveva notevoli potenzialità, che sono state solo
parzialmente sfruttate. Tuttavia, allo scopo di verificare le strategie dell'<i>incipit
</i>in un <i>corpus</i> compatto e sorretto da una poetica coerente, il
gruppo ha svolto uno studio sistematico dei drammi di Shakespeare, i cui
risultati sono stati raccolti in un volume pubblicato col titolo: <i>Interazione,
dialogo, convenzioni: il caso del testo drammatico</i>, Bologna, CLUEB, 1983.
Nell'ambito del progetto collettivo, si è poi dedicato, in collaborazione con
P. Pugliatti, allo studio dei drammi Shakespeare sulla storia inglese. Su
quest'argomento ha pubblicato alcuni saggi. </span></p>
<p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto; text-align: justify;"><span style="font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">L'altra principale area di ricerca
cui Martella si dedica da una decina d'anni, concerne la narrativa e la
poetica di Joyce. Dal 1985 al 1990, infatti, ha partecipato a una ricerca
interuniversitaria su "La scrittura e la critica di Joyce",
coordinata dal prof. T. Kemeny. La ricerca si proponeva di esplorare diversi
aspetti della coerenza dei testi di Joyce, al di là della loro talvolta
apparente frammentarietà. Nell'ambito di questa ricerca, ha lavorato in
particolare sull'<i>Ulisse</i>, concentrandosi sui modi in cui il
"romanzo" di Joyce esprime la crisi epistemologica del Novecento.
Come risultato di questo studio, ha pubblicato diversi saggi.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto; text-align: justify;"><span style="font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">L'oggetto principale d’interesse
riguarda tuttavia la teoria della rappresentazione sia narrativa che
drammatica, con particolare riferimento all'<i>Ulisse</i> di Joyce, e alle
conseguenze che se ne possono trarre per la poetica dell'autore. Allo scopo
di approfondire lo sfondo teoretico delle proprie ricerche, e per un'esigenza
già da lungo tempo da lui avvertita, si è dedicato, almeno dal 1986 in poi,
allo studio di diversi classici della storia della filosofia, con l'intento
di acquisire il lessico e gli strumenti concettuali necessari per poter
delineare lo schizzo di una teoria "evenemenziale" della
rappresentazione in grado di corrispondere alle strutture linguistiche e agli
effetti di senso dei testi joyceiani, e modernisti in generale. Si trattava
infine di una teoria dei rapporti fra metafora (intesa anche<i> </i>come <i>metanoia</i>,
<i>shock</i> etico-conoscitivo) e mito (inteso come funzione portante della
continuità della coscienza), e delle loro possibili articolazioni, in quanto
poli complementari e reciprocamente irriducibili del discorso nei vari
generi, vecchi e nuovi, di rappresentazione. E si trattava anche di trarre le
implicazioni che tali rapporti hanno per le poetiche narrative e
drammaturgiche del Novecento, allorché i generi letterari tradizionali
subiscono l'impatto netto dei nuovi <i>mass media</i>. Un problema
perspicuamente posto da Benjamin negli anni trenta e non ancora adeguatamente
riformulato filosoficamente per le nuove situazioni della significazione e
della comunicazione telematiche. Tutto ciò risulta pertinente per lo studio
dell'<i>Ulisse</i>, dove si dispiega una vasta gamma dei moderni linguaggi
dei <i>media</i>, dalle parodie del giornalismo a quelle della pubblicità.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto; text-align: justify;"><span style="font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Questi studi si ricollegano
d’altronde alle ricerche sui drammi storici di Shakespeare, che vennero
interrotte a suo tempo proprio per l'esigenza avvertita di approfondire i
contesti teoretici delle proprie ricerche sul dramma, allo scopo di poter
tentare in modo più consapevole una definizione del sottogenere "dramma
storico", con riguardo particolare all'epoca elisabettiana. A tale
scopo, dal gennaio all'aprile 1985, Giuseppe Martella ha svolto una serie di
ricerche, presso lo Shakespeare Institute dell'Università di Birmingham,
sulla ricezione della <i>Poetica</i> di Aristotele in Inghilterra durante il
Cinquecento: queste ricerche non hanno avuto risultati in termini di
pubblicazioni. Nel 1991, ha ripreso la ricerca sul dramma storico
shakespeariano come <i>genere</i>, cercando di fissarne alcuni tratti
costitutivi attorno alla tensione epistemologica che lo regge: cioè quella
fra la verità intesa come corrispondenza fra l'intreccio drammatico e i fatti
storici trattati, e la verità intesa come coerenza interna del testo. Questo
abbozzo di una definizione del genere e delle strategie usate da Shakespeare
per drammatizzare i materiali storiografici, si trova nel saggio su <i>Henry
IV</i>.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto; text-align: justify;"><span style="font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Martella ha proseguito le sue
ricerche sulla narrazione, approfondendo lo studio del mito greco e della sua
persistenza e vitalità nella cultura occidentale (cfr. Kereny, Calasso,
Blumemberg, ecc.), a partire dai grandi racconti legittimanti della filosofia
moderna (Schelling, Hegel, Nietzsche specialmente), passando per le
configurazioni narrative e metaforiche della psicanalisi freudiana e per la
teoria junghiana degli archetipi dell'inconscio collettivo, per finire con i
romanzi otto-novecenteschi. Questi ultimi si possono leggere infatti come
pezzi di rimitizzazione in un linguaggio ormai dominato dai concetti e dalle
metafore scientifiche, come viene suggerito dalle ipotesi di H. Blumemberg e
di altri autori. Tutto ciò ovviamente è stato svolto a grandi linee, data
l'ampiezza della materia, e con la consapevolezza dei rischi di dispersione
ivi impliciti e dello scotto da pagare in termini di fatica e di immagine, ma
se ne è ricavata almeno una lezione di umiltà. Dal punto di vista formale la
definizione generale più valida del mito rimane quella data da Aristotele
come "l'ordinamento dei fatti secondo verosimiglianza e necessità".
A partire da questa definizione amplissima, si è studiato il rapporto
essenziale che lega il racconto con la metafora, intesa come <i>messa in
scena</i> drammatica (si pensi al mito platonico della Caverna); il nesso
costitutivo fra immagine e mondo che in quella si realizza; il nesso
ontologico fra autore, eroe e destinatario, intesi come funtivi universali
del racconto; e infine il rapporto fra la struttura teleologica
dell'intreccio e un'immagine cardine ( o "epifania"), quale si
realizza nell'<i>Ulisse </i>di Joyce, alla definizione della cui poetica è
infatti finalizzata la ricerca. Ha dunque intrapreso lo studio delle
strutture narrative dell'<i>Ulisse </i>che pongono problemi oltremodo spinosi
alle analisi strutturali e semiotiche e, come osserva U. Eco (<i>Le poetiche
di Joyce</i>), chiamano in gioco l'intero campo delle poetiche novecentesche.
Ma, nel mentre cercava di trovare una teoria capace di corrispondere alla <i>novità</i>
dell'opera, ha notato che quest'ultima era saldamente radicata nella
tradizione letteraria, a partire più che dall'<i>Odissea </i>dalla Bibbia,
che riveste nei confronti dell'<i>Ulisse </i>la funzione di modello sia per
quanto riguarda i temi, che le figure, che le strutture narrative. La ricerca
si è dunque orientata a delineare e a sviluppare un <i>parallelo biblico</i>
nell'<i>Ulisse</i> e a discuterne l'importanza per la comprensione del testo.
Inoltre si è provato a far apparire alcune fila dell'incrocio fra la
componente biblica e quella classica nel testo e di mostrare come la
(post)modernità dell'<i>Ulisse </i>sia funzione della sua arcaicità. I
risultati di questa ricerca sono stati in parte raccolti nel recente volume
edito dalla CLUEB.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto; text-align: justify;"><span style="font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Martella utilizza una metodologia
eclettica, che tuttavia unifica secondo una prospettiva
fenomenologico-ermeneutica. Si serve della tipologia della cultura di J.
Lotman, dell'ermeneutica storica e biblica di P. Ricoeur, degli approcci
letterari alla Bibbia di R. Alter e N. Frye, degli approcci filosofico-ermeneutici
al mito e alla storia della sua efficacia di H. Blumemberg, R. Calasso, M.
Cacciari, oltre che di studi ormai classici sui miti, come quelli di
Schelling e di K. Kereny, e sulla Bibbia, come quelli di Bultmann e Culmann.
Si serve anche di studi di critici della cultura e di teorici della
comunicazione di massa, come quelli di W. Benjamin, M. McLuhan, U. Eco, F.
Jameson. La terza area principale alla ricerca di Martella, accanto a quelle
del dramma elisabettiano e della letteratura modernista, e ad esse
complementare, è infatti la teoria della critica e l'ermeneutica
filosofico-letteraria, di cui si occupa ormai da parecchio tempo con la
pertecipazione a seminari e con la scrittura di alcuni saggi, in parte
raccolti nel volume pubblicato dalla ETS.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto; text-align: justify;"><span style="font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Dal 1997 in poi, ha lavorato
prevalentemente sul modernismo ; Joyce e i generi della Sacra
Scrittura ; Joyce e il linguaggio dei media. Ha cercato, nel complesso,
di mostrare il nesso essenziale fra tradizione e innovazione nei grandi
classici modernisti, e in particolare in James Joyce.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto; text-align: justify;"><span style="font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Ha condotto una ricerca sul
rapporto fra tradizione letteraria e influenza dei linguaggi della
comunicazione di massa nella narrativa, nel dramma e nella poesia di lingua
inglese - con particolare riferimento alle opere di Joyce, in cui la tensione
fra tradizione e sperimentazione si può cogliere al meglio, come ripresa
parodistica, nell’epoca del trionfo della tecnica, dell’intera tradizione
letteraria dell’Occidente, che viene proiettata oltre se stessa, in uno
spazio di comunicazione mediologico. Tale spazio viene simulato e progettato
con grande anticipo, nelle opere maggiori di Joyce : l’<i>Ulisse</i> e
il <i>Finnegans Wake</i>. Nelle opere giovanili si possono cogliere segni di
questa "preveggenza" di Joyce riguardo alla mutazione in atto nella
tradizione letteraria. Una tappa importante, nel processo di rappresentazione
di un nuovo spazio iper-letterario da parte di Joyce, è costituita dalla
breve "autobiografia" <i>fictional</i>, non intesa alla
pubblicazione, <i>Giacomo Joyce</i>. Qui, negli scorci del diario di una
infatuazione del Joyce triestino per una sua allieva ebrea, si aprono crepe e
abissi nello spazio letterario, che lo rovesciano nella dimensione altra,
ipermediale, che lo attende. <i>Giacomo Joyce</i> costituisce l’orizzonte aperto
e prefigurato su cui si articoleranno i temi e le strutture delle opere
maggiori. Proprio intorno a questo testo poco studiato ruota idealmente la
nuova ricerca: Ha appena finito di scrivere, infatti, un primo contributo
critico sul<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><i>Giacomo Joyce </i>per gli<i>
Atti</i> del <i>James Joyce Symposium </i>(Roma, giugno 1998), di prossima
pubblicazione.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"> </span></p>
</td>
</tr>
<tr style="mso-yfti-irow: 4;">
<td style="background: #FD9A2D; padding: 2.25pt 2.25pt 2.25pt 2.25pt; width: 100.0%;" width="100%">
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">> <a name="Bibliografia_essenziale">BIBLIOGRAFIA</a> <</span></p>
</td>
</tr>
<tr style="mso-yfti-irow: 5;">
<td style="padding: 2.25pt 2.25pt 2.25pt 2.25pt; width: 100.0%;" width="100%">
<div align="center">
<table border="0" cellpadding="0" class="MsoNormalTable" style="mso-cellspacing: 1.5pt; mso-yfti-tbllook: 1184; width: 100%px;">
<tbody><tr style="mso-yfti-firstrow: yes; mso-yfti-irow: 0; mso-yfti-lastrow: yes;">
<td style="padding: .75pt .75pt .75pt .75pt; width: 13.0%;" width="13%">
<p class="MsoNormal"><a href="http://www2.lingue.unibo.it/romanticismoold/membri/Martella/books/links/L91.htm" target="_blank"><span style="color: blue; font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-no-proof: yes; text-decoration: none; text-underline: none;">
</span></a><span style="font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"></span></p>
<br /></td>
<td style="padding: .75pt .75pt .75pt .75pt; width: 87.0%;" width="87%">
<p class="MsoNormal"><i><span style="font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Limiti del diafano. Studi di
teoria e critica letteraria</span></i><span style="font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">, Pisa,
ETS, 1990.</span></p>
</td>
</tr>
</tbody></table>
</div>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">"Sul mimo :
Ione-Dedalus", Malavoglia, 16, giugno, 1995.</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">"Postmoderno : Five
Fingers Exercise", Malavoglia, 19, giugno, 1996.</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">"Henry the Fourth : the
Frame of History", in Mnema. Per Lino Falzon Santucci, a cura di P.
Pugliatti, Messina, 1997.</span></p>
<div align="center">
<table border="0" cellpadding="0" class="MsoNormalTable" style="mso-cellspacing: 1.5pt; mso-yfti-tbllook: 1184; width: 101%px;">
<tbody><tr style="mso-yfti-firstrow: yes; mso-yfti-irow: 0; mso-yfti-lastrow: yes;">
<td style="padding: .75pt .75pt .75pt .75pt; width: 87.0%;" width="87%">
<p class="MsoNormal"><i><span style="font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Ulisse : parallelo biblico
e modernità</span></i><span style="font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">, Bologna, CLUEB, 1997.</span></p>
</td>
<td style="padding: .75pt .75pt .75pt .75pt; width: 14.0%;" width="14%">
<p class="MsoNormal"><a href="http://www2.lingue.unibo.it/romanticismoold/membri/Martella/books/links/L90.htm" target="_blank"><span style="color: blue; font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-no-proof: yes; text-decoration: none; text-underline: none;">
</span></a><span style="font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"></span></p>
<br /></td>
</tr>
</tbody></table>
</div>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">"Storicismo vecchio e
nuovo", Malavoglia, 19, giugno, 1997.</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">"Giacomo Joyce :
Hypertext and Wisdom Literature", F. Ruggeri, ed., Classic Joyce, Roma,
Bulzoni, 1999.</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Giuseppe Martella</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"> </span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"> </span></p>
</td>
</tr>
<tr style="mso-yfti-irow: 6;">
<td style="background: #FD9A2D; padding: 2.25pt 2.25pt 2.25pt 2.25pt; width: 100.0%;" width="100%">
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">> <a name="Curriculum_vitae">CURRICULUM
VITAE</a> <</span></p>
</td>
</tr>
<tr style="mso-yfti-irow: 7; mso-yfti-lastrow: yes;">
<td style="padding: 2.25pt 2.25pt 2.25pt 2.25pt; width: 100.0%;" width="100%">
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">9 luglio 1974 Laurea in Lingue e
letterature straniere presso l'Università di Messina, con una tesi sulla
metodologia critica di I.A. Richards. </span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Dal 2.12.1974 assegno di studio
presso l'Istituto di Lingue e Letterature Germaniche della Facoltà di
Magistero dell'Università di Messina poi trasferito presso la facoltà di
Magistero dell'Università di Bologna, a decorrere dal 12.11.1979.</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Dal 1.8.1980 ricercatore
confermato, presso la Facoltà di Magistero dell'Università di Bologna.
Trasferito, dal 8.5.1984, presso la Facoltà di Lettere dell'università di
Bologna.</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">1994-95 supplenza per
l'insegnamento di Lingua e Letteratura Inglese III anno (Facoltà di Lingue e
Letterature Straniere, Università di Bologna)</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Dall’ A.A. 1995-96 all’ A.A.
1997-98 affidamento per l'insegnamento di Lingua e Letteratura Inglese III
(Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, Università di Bologna)</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Dall’ A.A. 1998-99 associato di
Lingua e Letteratura Inglese presso l’Università di Urbino (Piazza
Rinascimento 7 -- 61029 Urbino)</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"> </span></p>
</td>
</tr>
</tbody></table>
</div>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 10.0pt;"> </span></p>
<p></p>cristina bovehttp://www.blogger.com/profile/00799458554546377552noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8379585421144911191.post-43963614374722674392020-01-10T22:47:00.000-08:002021-10-03T00:46:20.862-07:00 Anna Maria Curci su "La simmetria del vuoto" - Arcipelago Itaca edizioni<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj92HpkGFTASPDpHnJsMpFwGpOeIfQ1pxmBrFNU4XFadufUynW2KogVjbs3sFBPpVsgoZnIrQYBxOqKnlLZfzyBPhuTTn-QopO_WgCDs3pGNKPeAJi6E-R2AFaXKpqueVlj0a2JBX66uoU/s1600/Cover+La+simmetria+del+vuoto.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="960" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj92HpkGFTASPDpHnJsMpFwGpOeIfQ1pxmBrFNU4XFadufUynW2KogVjbs3sFBPpVsgoZnIrQYBxOqKnlLZfzyBPhuTTn-QopO_WgCDs3pGNKPeAJi6E-R2AFaXKpqueVlj0a2JBX66uoU/s320/Cover+La+simmetria+del+vuoto.jpg" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">L’equilibrio della
sospensione: <i style="mso-bidi-font-style: normal;">_La simmetria del vuoto_</i>
di Cristina Bove</span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; font-size: large;">C’è
un verbo che associo alla poesia di Cristina Bove e che si addice in modo
particolare a questa raccolta, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">_La
simmetria del vuoto_</i>. È un verbo che appartiene alla lingua tedesca e, come
spesso accade per i passaggi da un idioma all’altro, racchiude molti
significati, che non possono essere resi con un solo verbo italiano. Il termine
tedesco è <i style="mso-bidi-font-style: normal;">schweben</i>, e vuol dire stare
sospesi, librarsi, così come, pure, oscillare, fluttuare. Ecco, la dimensione
nella quale si muovono e alla quale permettono di accedere i versi di Cristina
Bove è sicuramente ‘oltre’, al di sopra (si pensi al «canto al di sopra della
polvere» dei <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Canti lungo la fuga</i> di
Ingeborg Bachmann), si muove, si libra, sorvola, conservando tuttavia la piena
consapevolezza del bilico perenne, della sospensione su un abisso che può essere
fatale, o lo è già stato e dunque si spalanca nell’indaffarata noncuranza della
maggior parte dei viventi. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; font-size: large;">Occorrenze
e ricorrenze sono una prova vivida del collocarsi della poesia di Cristina Bove
su una soglia tutta particolare. Più che fermarsi al vano di una porta, le
immagini prendono per mano e conducono piuttosto sul parapetto di un balcone,
sull’impavesata di un veliero, su scogli a picco o, ancora, sul limitare di un
bosco insieme incantato e insidioso e, naturalmente, “attraverso lo specchio”
di Alice in Lewis Carroll. Già soltanto con il termine “oltre”, ci imbattiamo -
mentre la ricchissima tavolozza di Cristina Bove dispiega una formidabile gamma
cromatica e ripesca dalla nostra memoria, anche senza menzionarlo, il blu
oltremare -<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>in due composti, «oltresemantico»
e «oltreluce». Si tratta di due termini che interpreto come programmatici:
occorre aspirare a significato e a chiarezza che comprendano e insieme superino
il piano sensoriale. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; font-size: large;">Altro
termine ricorrente è «volo» – e torniamo al librarsi, all’essere sospesi, al
sorvolare. Se il volo è da un lato legato a un episodio-svolta nell’esistenza <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>- «da quella notte del trentuno agosto»,
leggiamo in <i style="mso-bidi-font-style: normal;">1961 (epilogo d’estate e d’un
suicidio)</i> - , come ribadiscono i versi di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Immaginaria lettera d’amore: </i><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>«: è lì che sei rimasta, passandoti
attraverso/ indenne/<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>così ti vidi nella
scia del volo/ cadere tra i gerani<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>e
adesso il velo/ che ti sfigura e quasi ti cancella/ ha il senso che ti diedi
_parve una foto in ombra_/ tuttavia/ raccolsi ogni tuo modo di morire/ non
potevo sapere/ quanto ti avrebbe consentito il vivere», e gli endecasillabi
perfetti di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">In itinere</i>: «eppure un
volo le testimoniava/ di un alfabeto senza le parole», dall’altro esso si
manifesta sotto le sembianze di turbinare universale di «sirene pesci
girifalchi in volo» nell’(auto)irridente <i style="mso-bidi-font-style: normal;">La
visione centripeta</i>, in cui «è l’Es che r(ide) e si ridimensiona». </span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; font-size: large;">Cristina
Bove sembra avvertire chi legge: non ti fermare al primo significato, non ti
fermare all’apparenza, abbi il coraggio di scavalcare,< di fare un balzo o
scivolare dall’altra parte, in altre parole, semplicemente, di oltrepassare. Questo
fa sì che anche coloro che, come chi sta scrivendo,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>hanno visto ‘nascere’ molti di questi testi e
ne hanno seguito i primi passi, con sentimenti mescolati di empatia e di
sorpresa, possano avvertire, a ogni rinnovato passaggio, l’invito ad
addentrarsi maggiormente in questo mondo fatto di percezioni chiarissime, ma
non liquidabili o esauribili con un atto di mera ragione o con una immediata sovrapposizione,
a mo’ di carta copiativa, al dato biografico. </span></div>
<div class="Standard" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; font-size: large;">Librarsi
a un livello superiore non significa affatto condannarsi ad essere tanto eterei
quanto esili, tutt’altro. La poesia di Cristina Bove conosce e pratica la
robusta critica alle piccinerie del momento così come alla perdurante
‘tentazione al vanesio’ in multiformi e vuote varietà e, con accenti e versi
inequivocabili, al potere rimpinzante e narcotizzante, come avviene in <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Ipnagogica</i>: « il potere ha lo sporco
nelle unghie/ _un supermarket delle<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>ambiguità_/ distribuzione<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>di
foraggiamenti / appalti e nomine, tanto a pagare sarai sempre tu/<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>tu prono, col tuo codice fiscale/<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>illuso d’esser libero/ ma incatenato e con la
palla al piede».</span></div>
<div class="Standard" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; font-size: large;">Avere
acquisito una visione dall’alto (e il prezzo è salato, sconti non ce ne sono,
su questo non può sussistere alcun dubbio, leggiamo tra i versi e nei titoli
sapidi e creativi; uno per tutti è <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Affetti
collaterali</i>) non è motivo di vano inorgoglirsi per Cristina Bove, ma, al
contrario, pungolo di ricerca per un comune denominatore umano, nonostante
tutto, o, forse, per una condivisa dimensione ‘oltreumana’, ma senza alcuna
forzatura esoterica o vitalistica. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>La
condizione di «sospesi», infatti, si concorda in questa raccolta quasi sempre
con a un «noi» che comprende, che non esclude. Per sé, Cristina Bove assume il
compito di cercare un equilibrio nella sospensione, consapevole dell’azzardo e
dell’instabilità incombenti: una simmetria del vuoto, appunto, <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>«_tra due trattini stesi_» (in<i style="mso-bidi-font-style: normal;"> .mettere un punto</i>). </span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; font-size: large;">«E
quelli che vivono male e in modo sbagliato il mistero (e sono moltissimi), lo
perdono solo per sé e lo trasmettono come una lettera sigillata, senza saperlo»,
scriveva Rilke in una delle <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Lettere a un
giovane poeta</i> (questo passaggio, nella mia traduzione, è tratto dalla
lettera spedita a Kappus il 16 luglio 1903, quando Rilke si trovava a
Worpswede): Cristina Bove ha fatto tesoro di questa constatazione e lascia a
chi legge la scelta di aprire o lasciare sigillata quella lettera. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; font-size: large;">Anna
Maria Curci</span></div>
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</div>
cristina bovehttp://www.blogger.com/profile/00799458554546377552noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8379585421144911191.post-8088689873399814712019-12-15T19:34:00.000-08:002021-10-03T00:55:09.373-07:00Una donna di marmo nell'aiuola<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: large;"><a href="https://poetarumsilva.com/2019/12/16/cristina-bove-una-donna-di-marmo-nellaiuola/?fbclid=IwAR1nxv_nm9n2ctqR8CZdGbz8rTDc3BAezHW04GH8JdB7soyKTMbPzzqSuo0">lettura di Anna Maria Curci </a></span></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Colma della sapienza di chi ha assaporato prospettive e dimensioni
plurime in viaggi ampi, perfino estremi, ancorché senza usuali
lasciapassare, mezzi di trasporto o documenti di transito, <em>Una donna di marmo nell’aiuola</em>,
la raccolta più recente di Cristina Bove (con prefazione di Annamaria
Ferramosca, Campanotto Editore 2019), predilige l’endecasillabo per dare
vita a resoconti, a illuminazioni, a rilevazioni e a rivelazioni in un
continuum sì armonioso, tuttavia non disgiunto dalla registrazione di
note dissonanti.<br />
Per chi legge e ascolta da anni la poesia di Cristina Bove questa
raccolta è una conferma della originalità della sua voce poetica e,
inoltre, un passo avanti dal punto di vista progettuale, del filo
conduttore così come di tutto l’impianto. In un passaggio della quarta
poesia del volume, <em>Farsi parola e nome</em>, si annida la chiave di accesso a <em>Una donna di marmo nell’aiuola</em>:
se l’esistere con consapevolezza – progressiva, ma pur sempre
consapevolezza – significa riconoscere la prossimità di punto di
partenza e punto di approdo, in una dimensione straordinariamente ampia,
ben oltre la sfera individuale, è importante, d’altro canto,
individuare, analizzare, contemplare, perfino, le fasi ‘intermedie’ di
quel costante perdersi, equivocare, illudersi ed errare che è il
camminare su questa terra: «in fondo sono luce anche le pietre/ e noi
gherigli dentro un mallo amaro/ che mettemmo tra noi per farci noi/ di
vista incerta _ch’eravamo dio_/ per ritrovarci dopo esserci persi/ e
questo è il gioco».<span id="more-75234"></span><br />
Illuminata anche dal richiamo a <em>Little Gidding</em>, il quarto dei <em>Quattro quartetti</em>
di Eliot («e il termine d’ogni nostro ricercare / sarà arrivare lì dove
iniziammo», nella mia traduzione), a chi percorre queste pagine di
Cristina Bove si palesa una caratteristica fondamentale, vale a dire la
presenza di un movimento che da altezze vertiginose (da un trauma, da
una cesura irreversibile sono derivate, così come narrava l’autrice nel
romanzo <a href="https://poetarumsilva.com/2017/03/16/cristina-bove-una-per-mille/"><em>Una per mille</em></a>,
doti spiccate di discernimento), dalle quali è possibile intuire
essenze e persistenze attraverso lo spazio e il tempo (a ragione
Annamaria Ferramosca scrive del ritorno della “dimensione cosmica”), si
avvicina, si fa sempre più dappresso all’obiettivo dell’attenzione, per
evitare equivoci e banalizzazioni, oltre che per affondare con la
maggiore precisione possibile la lama della parola nel tessuto molle
delle auto-giustificazioni, delle scusanti e dei bassi interessi.<br />
Non c’è pausa in questo moto incessante che va dall’estrema rarefazione
del dire, dai voli mistici, perfino dai toni cromatici e musicali della
spiritualità, fino alla fustigazione puntuale e amarissima di quelli che
ebbi a definire “riti tribali affantoccianti”.<br />
L’eterea presenza di luce – candida e celestiale tra chioma e pupilla – è
anche la impeccabile, tra asettica e implacabile, ricercatrice delle
umane falle, di ipocrisie e incoerenze: «Insieme d’incostanze: l’io
depone/ l’uovo del suo sentirsi unico/ tra le infinite repliche/ nasce
l’uomogirino e in una virgola/ a sua insaputa è già cambiato il mondo/ i
tu/ i voi/ i noi/ i loro».<br />
Di varia natura e ampiezza, così come le dimensioni toccate, sono le
fonti alle quali si abbevera lo spirito, di cui si nutre una penna che,
per ricorrere a una metafora che in questa raccolta fa apparizione,
tutto fa tranne che semplicemente imbrattare e imbibirsi di inchiostro. A
chi legge affido il compito di individuarle, oltre i confini delle <em>belles lettres</em>, oltre le distinzioni tra letture filosofiche, scientifiche e divulgative, tra musica e arti figurative.<br />
Quello che resta, straniante e rivelatore insieme, è una cifra
inconfondibile; quello che resta sono la tela, i colori, la tessitura
della poesia di Cristina Bove.</div>
cristina bovehttp://www.blogger.com/profile/00799458554546377552noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8379585421144911191.post-80001591272109909012019-01-18T22:35:00.000-08:002019-01-18T22:35:01.154-08:00recensione di Luigi Paraboschi<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-IlFcIzzvpnI0gPjuiha-gFVpOXlXurAr46inFoZ6vQsIG9y3COraWd7nja4jezQhA06PVPMANfCvpbHe4jvPP77E1zfkp09baPOIE2lVyl-O1gC-Aj4BNQwxrYrJdtsdjddutWg57nI/s1600/Cover+La+simmetria+del+vuoto.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="960" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-IlFcIzzvpnI0gPjuiha-gFVpOXlXurAr46inFoZ6vQsIG9y3COraWd7nja4jezQhA06PVPMANfCvpbHe4jvPP77E1zfkp09baPOIE2lVyl-O1gC-Aj4BNQwxrYrJdtsdjddutWg57nI/s320/Cover+La+simmetria+del+vuoto.jpg" width="320" /></a></div>
La simmetria del vuoto<br />di Cristina Bove – ed Arcipelago Itaca<br /><br /><br /><br /><div style="text-align: justify;">
Ho scelto come inizio di questo mio discorrere attorno all'ultima raccolta di Cristina Bove qualche verso che possiamo trovare a pag. 14:<br /><br />... starsene fermi/ su questo mondo che ci ruota attorno/perennemente in viaggio verso est/ e dirsi in versi/ forse nel tentativo di sottrarsi/ non solamente al male/ ma anche alla terribile bellezza/ che annichilisce e ammalia /<br /><br />perché mi sembra che il loro insieme ritrae abbastanza bene la posizione interiore di questa multiforme artista che spazia tra la poesia, il romanzo, la pittura e la scultura.<br /><br />Dalla frequentazione di queste varie forme espressive l'idea che traspare dai versi e cioè che “la terra è un campo coltivato a sassi“ sia lo spunto dal quale ha di certo preso l'avvio tutto il suo lavoro poetico, e forse non solamente quello.<br /><br />E quali saranno gli ausili espressivi per sondare quel ”campo coltivato a sassi”, dei quali essa si serve lungo il suo cammino artistico?<br /><br />Alcuni li troviamo a pag. 15, nel finale della poesia:<br /><br />... mi allontano _spossata_ /vestita solamente del mio dire/ ché preferisco tinte delicate/ se proprio devo esprimere un pensiero//.<br /><br />Appare chiaro che la fuga da quella realtà frustrante che la circonda e “annichilisce e ammalia“ la induce a rifiutare nella sua tavolozza linguistica le tinte forti perché come sa chi conosce anche un minimo di pittura, è facile nascondere, o meglio coprire, i “pentimenti“ del pittore usando colori accesi, ma ho la sensazione che l'autrice non abbia avuto pentimenti scrivendo, anche se predilige le tinte delicate, perché il suo dire è tutto celato dentro queste parole di pag. 24 “... ciò che nessuno vede per davvero/ è la prigione dove stagna il cuore“.<br /><br />A volte sembra difficile accostarsi alla poesia come genere letterario a causa di una presunta difficoltà interpretativa, ma i due versi riportati poco sopra sono la sfida per eccellenza per coloro che amano connettersi con il sentimento fondante di ogni autore, che nel caso della Bove, è “ la prigione dove stagna il cuore“.<br /><br />E dove e da cosa è imprigionato il cuore della nostra autrice?<br /><br />Si può identificare questa prigione con qualcosa accaduto lontano, molto lontano nel tempo, che deve avere imprigionato il suo animo allora e per sempre.<br /><br />Scrive a pag. 20: ”... il trenta agosto di tanti anni fa/ sembra passato da un solo minuto“. E' evidente quanto questa data è stata fondamentale per lei, come un giorno di “morte/e/resurrezione“, per usare due termini di carattere religioso, e rintracciamo a pag. 83 il chiarimento essenziale per divaricare un poco quelle sbarre che le imprigionano il cuore:<br /><br />E vivo al posto suo/ da quella notte del trentuno agosto/ che lei precipitò dalla ringhiera/ e poi si addormentò sul marciapiede/ io me ne andai/ lasciandola sul posto _e venni al mondo/ pagandomi l'accesso dal balcone“.<br /><br />In quell'agosto del '61 sarebbe potuta scomparire una giovane di 18 anni, ma è sopravvissuta, risorgendo sotto nuove vesti che costrinsero allora, e lo fanno ancora, il prima ed il dopo della sua vita a convivere (più o meno felicemente) dentro un rapporto di coppia tutta femminile nel quale la ragazza di allora si è fatta progressivamente donna adulta e madre, portando così avanti quella che a pag. 40 definisce: “... la sua condanna a vivere“, e si trovò, come scrive a pag. 12 - pagando il prezzo di essere viva -. “da sola/ a incorniciare riccioli di polvere“.<br /><br />Ma se, come si legge a pag.16, “... esiliarsi non basta/ per ingannare il tempo e la ragione”, non possiamo non avvertire tutta l'amarezza che essa sa racchiudere dentro questi versi nel finale della stessa poesia: “// bisognerebbe eliminare intralci/ non solamente tralci/ quando si smette di produrre fiori“//. <br /><br />La poetica di “la simmetria del vuoto“ però non si esaurisce nella semplice conoscenza del SÉ, non si autocelebra, è ben radicata nel mondo in cui nasce e si esprime con stizza e durezza nei confronti di quel Potere che vorrebbe lei e le altre donne come una sorta di<br />”Penelope stanca di (t)essere, come afferma il titolo molto originale della poesia a pag. 33 in cui leggiamo: “ vorrebbe abbandonare trama e ordito/ allontanarsi dall'intreccio/ perdere il filo del discorso _subbio e liccio_/ salvarsi dal ribattere del pettine/ le scie dei sottintesi/ e diventare quasi evanescente //.<br /><br />L'indice è puntato verso coloro che la spingono a domandarsi se “esserci o no“ // a volte quasi estranea/ nell'ascoltarsi dire e dubitare/ di avere detto ciò che andava detto/ _aumenta la distanza _/ tra chi recita un mantra e chi non sente/ chi la vorrebbe solo un io narrante/.<br /><br />La conclusione della poesia è quella nella quale talvolta siamo anche noi indotti a rifugiarci:<br /><br />“Invece lei/vorrebbe accantonare la matassa/e starsene accucciata ad aspettare/ sotto la balconata dei ricordi _un filo d'oro / che termini la tela _<br /><br />L'impegno verso gli aspetti più eclatanti della diseguaglianze sociali, lo sdegno per gli intrallazzi del Potere, il disgusto per lo sfruttamento della buona fede dei cittadini appaiono con tutta la loro evidenza in questa poesia di pag. 17 che trascrivo per intero, dal titolo: Ipnagogica<br /><br />Ombre cinesi/ mobili appena al gesto delle mani/ sulle pareti nude/ intorno il circo degli imbonitori/_bisognosi d'aerei personali/ sennò come si è pari/ a presidenti, papi, imperatori?//<br /> <br />Il balbuziente dio delle borgate/ acclama l'afasia degli istrioni/ a un pupazzo e i suoi accoliti gli onori/ al gregge la pastura, ammaestrare/ la pecora che basta lavorare/ mangiare e defecare, guardare la tivù/ versare i contributi e le prebende/ schiattare sulla terra col sudore/ piegarsi ad ogni altare/ ché tanto poi l'accoglierà Gesù/ nel paradiso di chi muore qui/ per far la vita agiata al suo predone//<br />il potere ha lo sporco nelle unghie/ _un supermarket delle ambiguità_/ distribuzione di foraggiamenti/ appalti e nomine, tanto a pagare sarai sempre tu/ tu prono col tuo codice fiscale/ illuso d'esser libero/ ma incatenato e con la palla al piede//<br /><br />Ma se è vero ciò che Bove scrive a pag. 38 in Luogo a recedere:<br /><br />“... ogni paese ha mezzelune e croci profilate nei cieli/ angusti varchi tra minareti e cupole: a quel dio/ dal bellicoso cuore, immagine degli uomini/ che hanno perduto il senno/ _e sono morti tutti gli ippogrifi_ non abbiamo più scampo/ in questi tempi di furore e sangue/ narcotizzati come siamo, talpe/ bulimiche all'ingrasso/ cincischieremo ancora con le pagine/ di network e affini/ c'illuderemo d’essere importanti/ accompagnando versi con le cetre/_intanto che/ le capitali degli imperi bruciano/ perché siamo incapaci/ di progettare mondi alternativi/ al n(m)ostro vivere //<br /><br />Il linguaggio poetico della Bove è sottile, spesso arguto, ironico e vorrei chiudere citando alcuni dei versi più graffianti:<br />a pag. 18:... e capiremo che l'assuefazione/ ne uccide più di distruzioni in massa/<br />a pag. 36: il titolo della poesia è Verbicitante e già di per sé è un piccolo capolavoro d'ironia, e per la guarigione alla fine troviamo “il medico prescrive: un cucchiaio di silenzio/ lontano dai tasti“<br />e a pag. 4& appare alla fine questa zampata: “così m'avvio per luoghi più sicuri/ in fuga dalle sale predatorie/ perché sono malata seriamente/ d'insufficienza venale“.<br /><br />E questo sguardo amaro, ma ironico è la chiave di salvezza che l'autrice consiglia a noi lettori.</div>
<br /> 8 gennaio 2019<br />lettura di Luigi Paraboschi<br />cristina bovehttp://www.blogger.com/profile/00799458554546377552noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8379585421144911191.post-74652859847854303992019-01-09T23:17:00.000-08:002021-10-03T00:42:59.784-07:00M.Carmen Lama su "Una donna di marmo nell'aiuola"<!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div class="Textbody" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<b>Un
vero poeta si riconosce da molti dettagli, primo fra tutti dallo stile personale,
originale, e senza dubbio anche dai temi indagati con le sue poesie. Salta
subito all’occhio, alla prima lettura, anche la forma con i suoi ritmi e la
musicalità. Ma queste caratteristiche sono, vorrei dire, intrinseche al
poetare, così come la metrica, la rima o i versi liberi che, se pure non di
secondaria importanza, assumono un valore aggiunto quando la poesia esprime
pensieri profondi o rimanda ad esperienze per così dire ‘universali’,
sommovendo emozioni e sentimenti genuini, o evocando atmosfere, risvegliando
ricordi, nostalgie, suscitando speranze e ottimismo, anche.</b></div>
<div class="Textbody" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="Textbody" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Questo breve preambolo
mi porta a considerare che nella nuova silloge di Cristina Bove, ‘Una donna di
marmo nell’aiuola’, gli elementi sopra accennati si ritrovano tutti, e rendono
la lettura delle poesie molto piacevole.</div>
<div class="Textbody" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
È anche vero che, se
non si ha una certa familiarità con il suo modo di poetare, già dalla prima
lettura occorre una attenzione particolare, verso per verso, e successivamente
una ri-lettura che consenta di verificare la comprensione, o di assaporare,
quantomeno, il distillato dell’essenza di ogni poesia. Questo perché Cristina
spazia nei cieli immensi della sua anima e si rischia di perdersi se non ci si
lascia condurre per mano.</div>
<div class="Textbody" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="Textbody" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
In questa silloge, in
particolare, l’autrice ci offre una sua lettura in controluce del reale, come
attraverso una sorta di ‘diaframma’ del pensiero, che mostra mentre anche
nasconde: sono riflessioni sulla vita, sull’amore, sul tempo, sulla psicologia
dell’io.. ecc.. tutte tematiche molto complesse, che si lasciano solo
parzialmente scandagliare e che quindi comportano una continua rivisitazione,
poiché ogni volta si coglie appena un minimo aspetto, lasciandone in ombra
un’infinità.</div>
<div class="Textbody" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="Textbody" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Volendo fare di questa
mia breve nota qualcosa come una lettura a volo d’uccello, mi soffermerò
soltanto su aspetti salienti, visibili -appunto- nell’insieme delle poesie, a
cominciare da una strategia molto efficace utilizzata da Cristina in molte
poesie di questa silloge, e cioè l’andatura contrappuntistica della
versificazione, così che, mentre si ascolta una prima ‘melodia’ e se ne coglie
il senso, è già a disposizione una successiva ‘voce poetica’ che in qualche
modo incalza la prima, la ricorda, la riafferma, ma è diversa pur essendo
simile, creando così un effetto di accordo-relazione tra le varie parti, pur
indipendenti dal punto di vista della musicalità.</div>
<div class="Textbody" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="Textbody" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Oltre a questo
godibile modo di procedere poetico, si possono agevolmente rilevare:</div>
<div class="Textbody" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="Textbody" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
- delle
contrapposizioni ‘diafane’ di negativo e positivo, sfumate dall'uno nell'altro,
come rivela già il titolo della silloge: l’impietrirsi della donna (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">di marmo</i>) ma sull’aiuola (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">sul morbido</i>); altre contrapposizioni le
troviamo tra <i style="mso-bidi-font-style: normal;">vita/morte, calore/gelo,
ombra/luce, ecc…</i></div>
<div class="Textbody" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="Textbody" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
- l’utilizzo, a volte
spiazzante, di metafore, molte delle quali tratte dal mondo marino, come se
l’acqua fosse un valido supporto per l’effimero che è rappresentato dalla vita
(<i>infine arresa ai silenziosi flutti / mi spiaggerò su quella stessa riva /
male che venga _come una risacca_ - </i>v.<i> ‘Male calmo’ - pag. 47</i>)</div>
<div class="Textbody" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="Textbody" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
- talvolta aforismi
metaforici come questo, bellissimo: <i>le pietre non carezzano le pietre / _è
compito del sole farle vive_ </i>-<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>v. ‘<i>Esaurivento’
- pag. 67</i>)</div>
<div class="Textbody" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="Textbody" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
- la categoria della
solitudine, insistita, in più d’una poesia, perché elemento costitutivo di ogni
essere umano</div>
<div class="Textbody" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="Textbody" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
- una lucida
consapevolezza del tragico destino comune</div>
<div class="Textbody" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="Textbody" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
- un rapporto
controverso con il tempo, tra la sparizione dei minuti, l’effimero presente e
una presunta eternità</div>
<div class="Textbody" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="Textbody" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
- una sottesa
amarezza, nei versi e, a volte, nei titoli stessi delle poesie; non disgiunta,
tuttavia, da sottile ironia, semplice <i style="mso-bidi-font-style: normal;">escamotage</i>
per resistere alle insidie del tempo, ma anche sguardo intelligente
sull’accadere, in generale</div>
<div class="Textbody" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="Textbody" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">- </i>un ‘nutrimento’ culturale vastissimo, (come già evidenziato in
precedenti mie recensioni di altre sillogi della Bove), che non smette mai di
essere<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>metabolizzato in modi sempre
nuovi</div>
<div class="Textbody" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="Textbody" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
- e, certamente
fondante della poetica boviana, il sentimento di comunione profonda con ogni
aspetto dell’universo (<i>condiviso con</i> <i>Walt Whitman, in Foglie d’erba</i>).</div>
<div class="Textbody" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="Textbody" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
E già, il mondo! Tutto
quello che Cristina pone sotto la sua lente poetica di ingrandimento, è il
mondo nella sua stanza: → ricordi visioni sogni parole illusioni immagini,
tutto passato al vaglio attraverso quell’in_certo ‘diaframma’ del suo pensiero,
anche mentre se ne sta a fare altro… (solo un esempio, <i>Poi la nave bianca,
pag. 79</i>)</div>
<div class="Textbody" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="Textbody" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Ma ad andare ancora
più in profondità nell’analizzare le poesie di Cristina Bove si rischia, di
nuovo, non di non comprendere, ma di essere certi di aver compreso bene quel
che voleva dire e nello stesso istante essere certi che voleva dire anche
altro, perché la sua è la poetica del dire-non dire (come molto ben esplicitato
ne’ <i>L’oscuro lato della poesia, pag. 51</i>).</div>
<div class="Textbody" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="Textbody" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Una sfida per il
lettore, e forse anche una sfida per la stessa poetessa.</div>
<div class="Textbody" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
cristina bovehttp://www.blogger.com/profile/00799458554546377552noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8379585421144911191.post-71996051698640985762018-02-11T00:14:00.003-08:002018-02-11T00:25:15.203-08:00il mio Romanzo<b><a href="http://www.fusibilia.it/?attachment_id=4503" rel="attachment wp-att-4503"><img alt="cover-def-una-per-mille_cristina-bove_solo-prima" class="alignleft wp-image-4503 size-medium" height="300" src="https://www.fusibilia.it/wp-content/uploads/2016/12/Cover-def-Una-per-mille_Cristina-Bove_solo-prima-300x300.jpg" width="300" /></a> <br />
</b><br />
Autore: <a href="https://www.facebook.com/cristina.bove.73?fref=ts"><b>Cristina Bove</b></a><br />
Editore:<b> FusibiliaLibri</b><br />
Collana: diorama (collana di prosa)<br />
Anno 2016<br />
pp. 176<br />
formato 17×17<br />
14,00 euro<br />
ISBN 9788898649365<br />
Prefazione di <a href="https://www.facebook.com/franco.romano.750?fref=ts">Franco Romanò</a><br />
<span style="font-size: 8pt;">disponibile su <a href="mailto:fusibilia@gmail.com">fusibilia@gmail.com</a></span><br />
<span style="font-size: 8pt;"> spese di spedizione a carico di Fusibilia</span>cristina bovehttp://www.blogger.com/profile/00799458554546377552noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8379585421144911191.post-22672379519515147882017-07-13T08:03:00.000-07:002018-05-14T09:54:43.278-07:00recensione di Paola Cingolanihttps://lementelettriche.wordpress.com/2017/07/03/una-per-mille-di-cristina-bove/cristina bovehttp://www.blogger.com/profile/00799458554546377552noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8379585421144911191.post-69730463256957630802015-01-12T05:32:00.000-08:002017-11-19T23:10:41.361-08:00 Cristina Annino recensisce "Una per mille"<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<u><span style="font-size: large;">Il doppio Volo</span><o:p></o:p></u></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Uno sdoppiamento di personalità implica due verbi, due
stati, due tipi di pensiero e via via crescendo, due persone. Qualunque cosa si
raddoppi, metaforicamente, non può essere concepita ferma, crea un movimento di
volume che prende il volo o casca, ma sempre da un punto basso o alto di vuoto.</span></div>
</div>
<div class="MsoNormal">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Cristina Bove, dai suoi 18 anni in poi o forse da sempre, si
è costantemente sentita nel vuoto e, per i motivi personali che sappiamo, è
riuscita a fare di questo vuoto, un suo ambiente mobile. Da qui alla scrittura,
il passo è immediato. Lei è un’artista e ha saputo rendere col suo romanzo, un concreto Dono tangibile,
vissuto anche con canoni di normalità che allora assumono i segni di un paradosso
in terra, altrimenti detto miracolo.</span></div>
</div>
<div class="MsoNormal">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Non dobbiamo avere paura delle definizioni, come Bove non ha
mai avuto paura della vita e della <i>non
vita</i>. In lei non c’è mai stata paura, perché la sospensione reale in cui si
trovava la poneva dentro e fuori, sopra e sotto qualsiasi stabilità morale
cercata dai più e ritenuta indispensabile allo svolgimento di un’esistenza
umana. Davvero non è detto – qui sta l’insegnamento che ci dà, il dito
indicativo che segnala verbi, stati nominali alternativi. E noi dobbiamo non
solo immaginarli, ma crederci. </span></div>
</div>
<div class="MsoNormal">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Tutto il romanzo autobiografico è trascinato da quel<i> volo</i>, senza che Bove esprima giudizi su
di sé, bensì ci sono tante riflessioni sul mondo, sui pensieri che formano un
certo costume morale, sulla storia collettiva. <span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;">È</span> un romanzo soprattutto di
pensiero direi, perché ci insegna come possa diventare pensiero positivo o
educazione della mente, il non temere una convivenza nostra con l’indicibile <i>altro</i> che, ci piaccia o no, sempre ci
abita e spesso ci determina. </span></div>
</div>
<div class="MsoNormal">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Lei non ha mai temuto il viaggio verso la fine e il ritorno
verso il principio, come fosse una speciale facoltà datale dalla natura. Si è
alti, si è bassi, si è simili, si è anche talmente differenti! La natura che fa
di noi corpi stabili, gioca dei cambiamenti a volte fortunatamente solo in chi
può sopportarli. E lei ha sopportato tutto senza stupore, senza recriminazioni,
accettando ciò che poteva depositare in terra (figli, matrimonio) nei momenti in
cui il volo radeva la vita normale, poi alzandosi di nuovo in volo o precipitando.
Non importa se per altra malattia, disastri, lei era su quella spira
insondabile e non ha mai provato paura. </span></div>
</div>
<div class="MsoNormal">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">La paura, io credo, deriva dal pensare che fuori da una
linea ferma o retta esista il <i>male</i>
come differenza inconoscibile, ma la natura stavolta benigna con lei, le ha
dato le coordinate di volo, l’intelletto per capire e adeguarsi. Le ha perciò
tolto paura.</span></div>
</div>
<div class="MsoNormal">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
</div>
<div class="MsoNormal">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Romanzo estremamente originale che riproduce con fedeltà
semplice e ricca, quella sua “diversità” rispetto alla vita degli uomini, quello
scandirsi con naturalezza, l’accettarsi perché così è voluto chissà dove e lei
è stata solo l’occasione fisica per concretare un pensiero forse divino, forse
solo naturale, forse anche unico, ma comunque importante per farci riflettere
sul fatto che non esistono differenze, qui nella terra e altrove, bensì
situazioni di una tale complessità <i>intelligente</i>
che vanno oltre quell’intelligenza appunto generica che è l’intelletto umano.
Oppure l’ordinaria volontà di ammettere che ogni dilatazione di senso è sottrazione
di canone, di ordine, e non di “sapere”.</span></div>
</div>
<div class="MsoNormal">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Ne derivano allora due fatti, uno vitale, autobiografico, e
uno letterario. Diversità di vita che porta a diversità di struttura narrativa,
e che in questo romanzo è fattore emblematico. Ci sarebbe un'ulteriore
disamina da fare che forse esula dalla precisa lettura del testo, il quale
rende traghettabile la prima grazie alla propria maggiore chiarezza<i>.</i> Basterà allora dire come qui, nel
libro di Cristina Bove, è evidente l’intreccio dei due motori, formale e di
esistenza, verità e riproduzione stilistica, e quanto misero sia il giudizio di
chi perde di vista la somma dei due.</span></div>
</div>
<div class="MsoNormal">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
</div>
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span>
</span><br />
<div class="MsoNormal">
<st1:personname productid="Cristina Annino" w:st="on"><i><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Cristina
Annino</span></i></st1:personname><br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br /></div>
cristina bovehttp://www.blogger.com/profile/00799458554546377552noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8379585421144911191.post-38761768445406916862015-01-11T09:19:00.000-08:002017-11-19T23:02:58.643-08:00nota critica di Narda Fattori<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
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<br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: 13.0pt;">Biografia e identità</span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 13.0pt;">In
tanti conosciamo Cristina Bove come poetessa raffinata, pittrice coloristica,
fotografa specialistica; la conosciamo e la apprezziamo per la sua inesausta
ricerca di un senso che giustifichi la vita e la renda bella e pacificata.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 13.0pt;">Ora
Cristina si è cimentata con la prosa, scrittura lontana dalla poesia, dilatata
nel tempo e nel contenuto; prova nuova, anche pericolosa per chi ha un
curricolo d’artista consolidato come il suo.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 13.0pt;">Ma
per Cristina la scrittura è farmaco e quindi è con grazia che considera la
parola e il periodo narrativo; con amore va a rovistare fra i suoi ricordi e
gli eventi che le hanno attraversato la vita. per dirci a chiare lettere chi
sia e che non è diversa da tante altre donne che non hanno avuto la sua determinazione
e la sua forza.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 13.0pt;">Il
titolo è accogliente, non dice “una su mille” ma “una per mille” e mille e di
più sono le donne che possono riconoscersi in un frammento della sua storia. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 13.0pt;">Il
libro, di carattere autobiografico, gioca con la successione temporale degli
eventi, direi che va per suggestione, per brain-storming e quindi, pur
rendendosi facilissimo da leggere, saltabecca di fatto in fatto, di luogo in
luogo, da emozione ad emozione.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 13.0pt;">E’
un volume che ha le caratteristiche della sua arte: sfugge al determinismo
degli eventi, abbraccia i mali perché così perdono gli aculei più pungenti, non
si autocensura né si auto blandisce, riporta alla superficie il percorso
interiore psicologico e religioso attraverso il quale è pervenuta a una specie
di verità orientale che la vede nella sua integrità di persona e che le
consente di vedere con la stessa luce gli altri attorno a sé.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 13.0pt;">Ogni tanto la narrazione
cessa e l’autrice interviene con un io narrante presente che aiuta a fare
chiarezza al lettore, su passaggi filosofici molto personali.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 13.0pt;">La scrittura di un libro
biografico è sempre pericolosa perché può facilmente cedere
all’autocompiacimento,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>a sovrastare le
figure che accompagnano le storie rendendole misere e di poco conto, o, al
contrario, queste si possono impadronire della storia relegando l’autore a spettatore.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 13.0pt;">Questi pericoli sono evitati
tutti: la protagonista, pur saltabeccando fra gli anni e gli eventi, tiene
sempre sotto un occhio benevolo i coprotagonisti; ciò che la riguarda
direttamente non finge né ingigantisce anche se alcuni episodi colti fra veglia
e sonno possono sembrare esaltati; soltanto continuando la lettura possiamo
collocarli nelle giuste dimensioni sul tracciato della vita di Cristina.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 13.0pt;">Sarà proprio grazie a questo
andament “ jazzistico” che il libro si legge di getto e se ne conservano gli
umori gentili, i ricordi duri, e quelli solidali, il trapassare della fragilità
in forza, della sensibilità in amore disarmato e disarmante.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 13.0pt;">C’è tanta poesia celata negli
eventi tragici e/o amorosi, si percepisce una persona limpida, </span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: 13.0pt;">ricca di verità e di
accoglienza.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: 13.0pt;">Narda<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Fattori</span></div>
cristina bovehttp://www.blogger.com/profile/00799458554546377552noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8379585421144911191.post-87815685888952050592015-01-10T21:45:00.000-08:002017-11-19T23:09:01.103-08:00Nota critica di Andrea Poletti<div style="text-align: center;">
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<br /></div>
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<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Il tuo libro ha qualcosa di
</span><span class="st">Vincenzo Consolo</span><span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">, Le pietre di Pantalica, nello specifico. Ha radici
profondissime nel tempo e nella parola. La tua prosa è un duello continuo con
le sonorità più profonde e lascia sul campo figure retoriche prostrate, prive
di qualsiasi rilievo sintattico, </span>operi sulla singola proposizione come Meneghello...
O De Luca. Entrambi figli di Petrarca. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<span style="font-size: large;">È come se usassi le parole quali pietre
focaie, quelle che producono scintille dal loro sfregamento e godono di
un'immunità particolare: <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>le figure
classiche: sineddoche, enjambement, chiasmo, etc. cedono tutte il passo a
sinestesie e onomatopee che però mutano in metronomi delle sensazioni, <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>la musica prende il sopravvento sulla
struttura e le catene danzano finché ogni cliché retorico abdica esausto alla
propria funzione.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<span style="font-size: large; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">C'è qualcosa di ancestrale nella
tua scrittura, una danza della memoria a cui l'elemento maschile si può solo
affacciare ma mai addentrare, pena la perdita della propria identità di genere.
Si prova sovente una sensazione di vertigine leggendoti e non è sempre
un'esperienza salutare. Tocchi dei nodi che non si sciolgono se non vengono
tagliati ed una sorta di trauma è destinato a ripetersi così come nella poetica
di Yeats. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<span style="font-size: large; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Tu parli di ferite ctonie
che mai si rimargineranno, non c'è tempo né anima che possa compiere questo
miracolo. Esiste solo un destino: ripetere questo doloroso tableau vivant
all'infinito, ricordandolo.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<span style="font-size: large; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Leggerti è stato
sconcertante come ogni letteratura che sia degna di questo nome.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<span style="font-size: large; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Dirti se mi sia piaciuto...
ecco, diciamo che il tuo è uno dei rari libri per cui verrebbe piuttosto da
chiedersi "ma io sarò piaciuto a lui?"</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 0cm; text-indent: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 0cm; text-indent: 0cm;">
<span style="font-size: large; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Andrea Poletti</span></div>
cristina bovehttp://www.blogger.com/profile/00799458554546377552noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-8379585421144911191.post-84911932532251906012015-01-10T06:05:00.000-08:002016-12-20T12:10:21.529-08:00Anna Maria Curci - Una per mille<h3 class="entry-header" style="text-align: center;">
Una per mille</h3>
<div style="text-align: center;">
</div>
<b> </b>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Raccontare la vita nelle sue manifestazioni più diverse: se questa
formula, da un lato, riassume ciò che pungola chi scrive e attrae chi
legge, essa non spiega, dall’altro, le ragioni dell’impronta forte e
durevole che determinate narrazioni sanno consegnare all’immaginario e
alla memoria. Dice il contenuto, l’oggetto della narrazione, ma non ne
dispiega il come. È il come si racconta, ovviamente, a fare la
differenza; qui non contano le ricette a buon mercato, le pillole di
saggezza anche recentemente dispensate via tubo catodico, le messe in
guardia dall’autobiografismo e le distillazioni varie – con l’erborista
ovvero dispensatore di grappa letteraria di turno in versione “Così
parlò…” – di sottili distinguo circa realismo, verosimiglianza, scelta e
trattazione della materia grezza narrativa. È la verità a fare la
differenza, quella che Albertine, nel finale di <i>Doppio sogno </i>di
Schnitzler, tiene ben distinta dalla semplice realtà, fosse anche la
realtà di un’intera vita umana: nel romanzo di Cristina Bove è la verità
a guidare sguardo e resoconto, rievocazioni e considerazioni. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Tornando, tuttavia, all’enunciato iniziale di questa nota, è necessario
qui innanzitutto porre al plurale l’oggetto della narrazione, perché
non di una vita si parla, ma di tante vite, delle linee successive o
parallele di chi narra, che si definisce, come recita esplicitamente il
titolo, <b><i>Una per mille</i></b>. È, inoltre, delle vite
altrui che si intesse, procedendo nella narrazione, la trama del
romanzo. Sono le esistenze altrui, che attraversano ovvero che rendono
sempre piena di sorprese, nutrendola perfino, come nel caso dei quattro
figli, la vita (le vite) dell’io narrante. Al plurale sono prese in
considerazione, ancora, le dimensioni dell’esistenza, con un’attenzione
rivolta all’altro da sé, all’altrove, a modalità ‘altre’ di accesso alla
conoscenza, alla dialettica tra istinto naturale e coscienza.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Il duetto tra le due voci più in vista, nell’esistenza così come nella
scrittura, dell’io narrante – lo sdoppiamento, si badi bene, è solo una
delle sue manifestazioni - accompagna, disegnandone l’articolazione, lo
scorrere di eventi narrati, pensieri e ricordi. Si intreccia con
considerazioni, sorridenti e ironiche, autoironiche, sul padroneggiare,
scrivendo, la materia narrativa. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">I luoghi, Napoli, Roma, i colli Albani, Tunisia, Israele, Costarica,
serbano e riportano con la forza della verità tutte le vite che li hanno
attraversati. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Chi legge, si congeda dall’io narrante con riconoscenza, con un
arrivederci e, nell’attesa della prosecuzione del cammino, si volge,
tornando indietro, all’incipit del romanzo, bellezza e verità:</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">«L’uomo nero era il carbonaio del fondaco di via San Gregorio Armeno.
Viveva nella stalla con i cavalli alti e neri, sempre a masticare biada
con la testa nel sacco. Lui invece il sacco lo portava sulla testa a
fargli da cappuccio fino alla schiena.</span><br />
<span style="font-size: large;"> Sua moglie, guercia e butterata, vendeva il ghiaccio in un grottino seminterrato.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">La bambina aspettava che lo grattasse dal lingottone traslucido e ne
riempisse il bicchiere di carta, poi la spruzzata di cedro o granatina.
Meglio ancora solo ghiaccio, ché poi la nonna ci metteva le amarene
sciroppate.»</span></div>
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<br />
<div style="text-align: right;">
<b><span style="font-size: large;">Anna Maria Curci</span></b></div>
<br />
<span class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"K"}" id="fbPhotoSnowliftCaption" tabindex="0"><span class="hasCaption"><b>Una per mille </b><br /> nuova edizione - Fusibilia <br /> per acquistarlo:<br /> <a data-lynx-uri="http://l.facebook.com/?u=http%3A%2F%2Fwww.fusibilia.it%2F%3Fp%3D4501&e=ATNi7leaWQH2JhWO0BhHkKRNpRMwC31OROS5odAmIVPEklR7oXTaYb4rgY2XLMTObdCh-_7t01VV2lQ6M4hHBP-5I0un0iTdG3BsUrvEXO8pN7N8WC62DxfOB9EKrcV6oXTP4JhZyw" href="http://www.fusibilia.it/?p=4501" rel="nofollow" target="_blank"><span>http://www.fusibilia.it/</span><wbr></wbr><span class="word_break"></span>?p=4501</a></span></span>cristina bovehttp://www.blogger.com/profile/00799458554546377552noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8379585421144911191.post-84010491482700674732015-01-09T23:03:00.000-08:002017-11-21T08:47:36.157-08:00Recensione di M.Carmen Lama<!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div align="center" class="MsoNoSpacing" style="text-align: center;">
<span style="font-size: large;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Cristina Bove - </b></span><span class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"K"}" id="fbPhotoSnowliftCaption" tabindex="0"><span class="hasCaption"><span style="font-size: large;"><b>Una per mille </b></span><br /> nuova edizione - Fusibilia <br /> per acquistarlo:<br /> <a data-lynx-uri="http://l.facebook.com/?u=http%3A%2F%2Fwww.fusibilia.it%2F%3Fp%3D4501&e=ATNi7leaWQH2JhWO0BhHkKRNpRMwC31OROS5odAmIVPEklR7oXTaYb4rgY2XLMTObdCh-_7t01VV2lQ6M4hHBP-5I0un0iTdG3BsUrvEXO8pN7N8WC62DxfOB9EKrcV6oXTP4JhZyw" href="http://www.fusibilia.it/?p=4501" rel="nofollow" target="_blank">http://www.fusibilia.it/<wbr></wbr><span class="word_break"></span>?p=4501</a></span></span></div>
<div align="center" class="MsoNoSpacing" style="text-align: center;">
</div>
<a href="http://edizionismasher.it/cristinabove2.html">
</a><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div align="center" class="MsoNoSpacing" style="text-align: center;">
<span style="font-size: large;"><b><a href="http://intervistevarie.blogspot.it/2013/11/maria-carmen-lama.html">«Un romanzo autobiografico scritto sul filo dei ricordi»</a></b></span><br />
<br />
<br />
<br />
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Anche nel campo letterario c’è
movimento, aspirazione a cambiamenti, in sintonia con il tempo tecnologico in
cui viviamo, nel quale ci siamo e non ci siamo, dentro al quale non riusciamo a
percepire la nostra stessa consistenza, non riuscendo a tenere i piedi per
terra una volta per tutte.</span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">E quando ci sembra di avere
raggiunto una meta, che si tratti di apprendimento di nuove conoscenze o si
tratti di nuove relazioni amicali, ecco intervenire delle novità inaspettate
dalle quali si è inconsapevolmente proiettati in nuove dimensioni o ricacciati
in habitat sconosciuti, sebbene quasi tradizionali.</span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Ebbene, sensazioni simili
possono essere sperimentate anche leggendo nuovi romanzi.</span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Quello di Cristina Bove che mi
accingo a recensire ne è un esempio. Molto interessante, tra l’altro, perché
del tutto singolare. </span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Tuttavia, di una singolarità
anche plurale. E già dal titolo se ne può percepire il senso. </span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Una e mille. Dà l’idea di una
rifrazione prismatica di colori e, seguendo quanto recita una significativa
poesia di Emily Dickinson, “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">il prisma non
trattenne mai i colori</i>, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">li udì solo
giocare</i>”, ci sentiamo -contemporaneamente all’autrice- trasportati, dalle
mille rifrazioni prodotte dal prisma, da un colore all’altro dei ricordi, che
nella strategia d’insieme del romanzo, fungono da tessere sparpagliate di un
puzzle (un gioco in piena regola, dunque…) e richiedono una loro precisa
collocazione.</span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Ma, si badi bene, non una
collocazione in ordine cronologico che potrebbe risultare noiosa quanto
scontata, bensì una collocazione che dia luogo all’immagine di una vita e che
possa essere scomposta e ricomposta molte volte, ricostruendo ogni volta
immagini diverse e tutte aventi pieno diritto ad essere prese per buone, perché
esplicative di un senso profondo di un’esistenza.</span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Al punto che, dopo la prima
lettura seguendo l’ordine dei capitoli, si possono sperimentare altre modalità
di lettura seguendo soltanto il proprio istinto, partendo ad esempio da una
frase che colpisce per l’immediatezza e la veridicità dell’esperienza narrata. Oppure
seguendo un ordine del tutto personale, a seconda del sentire del momento. E
non occorre pertanto neanche il rimando (che sarebbe in qualche modo forzato)
da parte dell’autrice, da un capitolo ad un altro preordinato, come è nel
romanzo di <span class="st">Julio</span> Cort<i><span style="font-family: "calibri" , "sans-serif"; font-style: normal;">á</span></i>zar, Il gioco del
mondo (Rayuela).</span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Una caratteristica che balza
immediatamente agli occhi, dopo la lettura dei primi capitoli, è una sorta di
sdoppiamento della narratrice e protagonista delle vicende raccontate, che è
evidenziato dalla scrittura normale alternata a scrittura in carattere corsivo.
È una modalità, questa, a cui<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>non siamo
abituati. È come se ci fossero effettivamente due autrici e due protagoniste,
la cui vita, peraltro, “si frammenta in mille pezzi”, a volte nel senso
letterale dell’espressione, per risultare alla fine una composizione armonica,
come fosse un brano musicale. </span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Per restare nell’ambito della
metafora musicale, vorrei sottolineare come la melodia che risuona nell’aria,
pur composta da note a volte dissonanti (ad esempio, quando l’autrice narra
eventi traumatici o tragici), non stride, ma segue l’andamento e l’effetto di
quel che sta accadendo. </span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Come quando si ascolta La mère
di Debussy, per intenderci. Laddove la musica rigenera le onde tempestose e,
mentre si è consapevoli che si sta ascoltando un brano musicale, pur tuttavia
si ha netta e vivida l’impressione di trovarsi su una spiaggia ad ascoltare il
rumore assordante e continuo delle onde che si accavallano minacciose. </span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">È un romanzo con colori
cangianti, proprio come la superficie del mare in una giornata primaverile.</span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Cristina Bove, inoltre, come
Gabriel Garcìa Márquez, con il suo “Vivere per raccontarla”. Con gli opportuni
distinguo, perché Cristina non ha vissuto e non vive per scrivere, ma scrive
per vivere. </span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">E questo romanzo è stato il
suo primo esercizio di vita, in prosa poetica, che ha rappresentato una sorta
di sfida con se stessa mentre costituiva una sorta di gioco virtuale con il
quale intratteneva piacevolmente i suoi lettori più assidui e affezionati, come
la sottoscritta. </span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Ma la novità e l’originalità
del romanzo non potevano passare inosservate. </span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Cosicché la proposta della
pubblicazione da parte delle Edizioni Smasher costituisce certamente un giusto
riconoscimento del valore di un’artista quale dimostra di essere Cristina, in
ogni campo nel quale si cimenta.</span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Ma torniamo all’analisi degli
aspetti salienti e originali del romanzo.</span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">I <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">dialoghi</b> e la <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">struttura</b>
complessiva, ad esempio.</span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Quanto ai <u>dialoghi</u>,
colpisce la sequenza scarna, priva di riferimenti ai singoli interlocutori e
alle rispettive frasi, pur tuttavia, non solo si coglie chiaramente chi sta
parlando e cosa dice esattamente, ma ci si coinvolge a tal punto nella
conversazione che sembra di essere presenti ad ascoltare, e basta solo muovere
lo sguardo dall’uno all’altro per non perdere neppure quegli elementi
psicoinconsci dei parlanti che completano il senso vero e profondo del discorso,
come i gesti o il tono della voce.</span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">La <u>struttura</u> del
romanzo la definirei a cerchi concentrici e concatenati. Se ne prende coscienza
man mano, ma se ne ha conferma ovviamente al termine del romanzo.</span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">In qualche sezione alcuni
cerchi si sovrappongono parzialmente, e ciò avviene ad esempio, quando si
riprende un ricordo e lo si rigira da un altro lato, mostrandone una diversa
sfaccettatura. Può essere identico il luogo, o uno dei personaggi, ma cambia il
fatto narrato. E questa peculiarità corrisponde, credo, ad una vera e propria
strategia narrativa, che non solo consolida i legami tra i vari capitoli, ma
serve anche a tenere desta l’attenzione del lettore e il suo coinvolgimento,
anche emotivo.</span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Alcuni capitoli sarebbero da
analizzare a parte.</span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Verso la fine, ad esempio, c’è
un capitolo che<span style="mso-fareast-language: IT;"> mette i brividi. Si parla
di una seduta spiritica. Personalmente, sono molto scettica in questo campo,
penso a suggestioni o qualcosa di simile, ma non posso fare altro che credere a
tutto quello che è descritto, perché è troppo verosimile. Quantomeno... il modo
di raccontare tutta la scena è più che realistico, accidenti!!!</span></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large; mso-fareast-language: IT;">In un altro capitolo, introdotto semplicemente dal<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>suono del campanello di casa, vi è una
interessante discussione / riflessione sulla religione e i suoi annessi e
connessi. </span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large; mso-fareast-language: IT;">Mi ha fatto tornare alla mente un libro di Jung (Tipi psicologici) laddove
Jung colloca il mito religioso nel giusto alveo, il mito appunto, di cui l'uomo
da sempre si serve per necessità sua propria, tranne che, passati millenni e
millenni, dopo che la necessità individuale è stata condivisa e ne è scaturito
un mito collettivo, non si ha più memoria delle origini e si assume come dato
di fatto, prendere o lasciare. </span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large; mso-fareast-language: IT;">Colpisce il modo in cui l’autrice ne parla perché si sente la piena
consapevolezza e convinzione delle sue affermazioni, compresa l’invenzione del
cestino cosmico e il click per eliminare, fosse solo possibile…! </span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large; mso-fareast-language: IT;">Il romanzo si caratterizza poi anche per altri due aspetti importanti che
non voglio tralasciare.</span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large; mso-fareast-language: IT;">Il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">primo</i> è l’aspetto didascalico
che assumono alcuni capitoli e che si apprezza soprattutto perché se ne nota
l’assoluta “<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">mancanza di</b> <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">intento</b>”. L’autrice si limita, cioè, a
narrare e a riportare le sue osservazioni critiche o il suo modo di vedere le
circostanze e quel che le accompagna, comprese le conseguenze, e intanto appare
come affiorare in superficie un insegnamento che si può trarre da quanto
accaduto. Questa modalità, quasi inconsapevole, risulta leggera, non impositiva
e dunque particolarmente incisiva.</span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large; mso-fareast-language: IT;">Il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">secondo</i> è l’aspetto culturale,
anche questo non forzato, ma naturalmente consequenziale a quel che si sta
narrando. La sua importanza è rintracciabile nel fatto che, al di là del voler
esibire il proprio mondo formativo, (cosa che non è), se ne coglie tutta la
profondità e l’estensione, che peraltro è già evidente nel lessico fine, da
romanzo di alto livello culturale, appunto.</span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large; mso-fareast-language: IT;">Con questo primo lavoro in prosa, per quanto fin qui evidenziato,
collocherei in modo quasi naturale l’autrice nell’ambito delle seguenti
riflessioni, scritte da me in altra occasione:</span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">«Nel breve intervallo dell’esistenza, ciascuno di noi assume delle
caratteristiche comportamentali proprie trasmesse inizialmente dall’ambiente
familiare, ma assorbite anche dal contesto<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>sociale a partire dall’infanzia e, in modi inconsci, anche nell’età
adulta, quando si crede di essere invulnerabili, di avere delle opinioni
personali o delle idee da difendere e sostenere. </b></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">In realtà, siamo immersi in una miriade di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">relazioni</i> che ci sottopongono a specifiche <i style="mso-bidi-font-style: normal;">reazioni</i>, spesso diverse a seconda dell’interlocutore, anche su
fatti o argomenti identici. </b></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Eppure ogni individuo si riconosce come se fosse dotato di una
specifica identità, che gli appartiene e lo fa essere quale è. </b></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Noi stessi teniamo a distinguerci dagli altri per la nostra specifica
personalità che a volte identifichiamo quasi con l’ambiente di vita e crediamo
di essere come siamo per aver introiettato i più minuti dettagli del nostro
ambiente anche naturale, oltre che sociale; pensiamo di essere un po’ anche i
luoghi da dove veniamo, i luoghi che amiamo, quelli da cui abbiamo ricevuto una
sorta di imprinting.</b></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Dal punto di vista psicologico, appare rassicurante sostenere che si ha
(si è) una precisa identità. È come se si fosse attrezzati per sostenere le
sfide più impegnative e difficili della vita. </b></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">E invece, bisognerebbe ricordare la lezione di Henri Louis Bergson: <i style="mso-bidi-font-style: normal;">In ogni istante della nostra vita noi siamo
diversi, ci cambiano le coordinate spazio temporali, in funzione della resistenza
della vita sulla morte</i>. <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Per questo
continuiamo ad evolvere, fino al raggiungimento di una </i>“<i style="mso-bidi-font-style: normal;">maturità tragica</i>”». </b></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">(La tragicità sta ovviamente
nel comune destino di tutti gli esseri umani). </span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Cristina Bove incarna
precisamente questa pluralità, pur nel continuare ad essere quell’una che è.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Questa <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">una e
mille</b> Cristina (immersa/e nel romanzo che rispecchia la sua poliedrica
vita) segue un percorso lineare o accidentato, (a seconda dei punti di vista
sulle cose di volta in volta narrate), che è s<span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">empre coinvolgente, a diversi
livelli: nell'apparente passaggio senza un legame cronologico da un fatto a un
altro, c'è invece un nesso che chiamerei "memoriale", nel doppio
significato del termine. </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: large; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">In primo luogo, perché la memoria passa
tranquillamente da un fatto a un altro, soltanto grazie a un'associazione di
un'immagine o di una parola o di un'atmosfera o altro, seguendo in questo
percorso il movimento imprevedibile pel pensiero.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: large; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">In secondo luogo, perché alla fine ne viene fuori un
vero e proprio <i style="mso-bidi-font-style: normal;">memoriale</i>. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: large; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Molto bella e poetica, inoltre, è anche la creazione
del suo mondo fittizio, parallelo alla vita reale. Anche in questo caso, non è
la bellezza in sé del mondo inventato che colpisce, bensì il fatto che il tutto
rimanda mentalmente alla mente che ci sta dietro, alla creatività dell'altra
mente (quella dell’autrice) e si resta come in apnea. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: large; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Ma nonostante questi continui sbalzi dal reale al
virtuale al fantastico, e sbalzi anche spaziotemporali, Cristina Bove segue una
sua bussola mentale e procede sicura </span><span style="font-size: large;">senza<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>mai smarrirsi nel labirinto in cui si muove,
senza perdere il filo che la condurrà all’uscita. Che anche in questo punto è
peculiare: perché il suo è un romanzo che non ha ancora la sua fine. </span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Al lettore il compito di
immaginare… di andare avanti e oltre… accompagnando Cristina, con piacere e
sintonia, in questa sua originale e avvincente avventura intellettuale e umana.</span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><i><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">M. Carmen Lama, 22 novembre 2013</b></i></span></div>
</div>
<br />
<div align="center" class="MsoNoSpacing" style="text-align: center;">
</div>
<br />
<br />
<div align="center" class="MsoNoSpacing" style="text-align: center;">
<br /></div>
cristina bovehttp://www.blogger.com/profile/00799458554546377552noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-8379585421144911191.post-47237472851749957842015-01-09T06:50:00.000-08:002017-11-19T23:11:54.448-08:00recensione di Gianluca Garrapa<div style="text-align: center;">
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<br />
<div class="MsoNoSpacing" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 35.45pt; margin-right: 35.4pt; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 35.45pt; margin-right: 35.4pt; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 35.45pt; margin-right: 35.4pt; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; font-size: 12.0pt;">Il romanzo di
Cristina Bove inizia descrivendo L’uomo nero. L’uomo nero è anche il titolo del
primo capitolo-racconto. Ogni capitolo porta, almeno nell’indice, come titolo,
le prime parole del capitolo stesso. Un procedimento tipico della poesia.
Cristina Bove è poetessa e scultrice, manipola la materia dei pieni e dei
vuoti, e anche il linguaggio del romanzo modella luci e buio. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 35.45pt; margin-right: 35.4pt; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; font-size: 12.0pt;">Presenze di carne e
anche fantasmi, simili a quelli della copertina, opera della stessa Bove. Questi
fantasmi… sono reali! Sono davvero il rapporto che la donna-che-scrive ha con
la propria capacità di godere e amare il proprio passato, il proprio passare
sotto i nostri occhi. L’uomo nero sembra rievocare anche la nostra infanzia, in
realtà è un carbonaio in carne e ossa: è spiazzante. E lo spiazzante ritorna
spesso, con delicato contrappunto all’apparente linearità dei ricordi. Ricordi,
sì, ma non c’è posto per la nostalgia melensa, per storie strappalacrime, anche
se non possiamo evitare di innamorarci di questo divenire-donna dall’infanzia a
ora, attraverso momenti davvero brutti ma sorvolati con la leggerezza di uno
spirito che disegna gorghi senza lasciarsene affogare. La storia di un’identità
dai primissimi anni fino all’adesso del romanzo che non chiude, che non può
terminare. C’è la realtà di una vita, il mistero che si nasconde, che stupisce,
gli ‘spiritelli’ e anche la percezione extrasensoriale del dolore e morte altrui,
che è la diretta conseguenza della capacità di contatto umano, della
consapevolezza degli altri, esperienze inspiegabili, ormai, in questo mondo
materiale e rotto al magico. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 35.45pt; margin-right: 35.4pt; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; font-size: 12.0pt;">La vita descritta
come un’autobiografia sperimentale, per alternanza, come lo sono i ricordi. Che
appaiono dislocati, spostati, come in un’immensa città interiore in cui tutto è
velluto, carnale, identico e opposto. Vario. Leggero. Umano.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 35.45pt; margin-right: 35.4pt; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; font-size: 12.0pt;">I luoghi sono tanti.
Le atmosfere cambiano. Transvolate continentali. Paesaggi desertici e guizzi
fluviali, solitudini urbane e divertimenti in resort accarezzati da mari
esotici, ma anche il freddo e narcisistico web, lo studio di una psicanalista e
la stanza di cloro e sofferenza di un ospedale.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 35.45pt; margin-right: 35.4pt; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; font-size: 12.0pt;">Incalzante il ritmo,
dove non c’è solo il lettore che legge e una scrittrice che scrive. C’è anche
un fantasma, l’ennesimo, in carne e ossa, che legge nel pensiero della
scrittrice, che commenta, che segue e che a volte prende in giro la pretesa di
fermare i ricordi così come si sorride del bambino che vuole, ingenuo, riporre
tutto il mare nel secchiello. C’è sempre un dislocamento tra persone, insomma:
l’autrice che scrive e il fantasma-incarnato che scrive di lei-scrittrice. E
questo terzo attore, tra noi che leggiamo e lei che sta scrivendo, appare come
la pinna-poesia dorsale di un delfino sulla superficie increspata del mare-conoscenza.
Questa voce sottile non disturba, semmai ci fa pensare alla tenerezza di una Giulietta
degli spiriti e in fondo non manca un equilibrato romanticismo di colori e
sensazioni disparate, gioviale, e come un fresco bouquet alleggerisce la
tristezza della materia bruta, i sacrifici di una bambina, e le preoccupazioni
di una madre, che pur costituiscono parte essenziale del racconto. Tutto accade
per flussi e riflussi. Già, come risacche trasbordanti oggetti-stati simili a
registratori di eventi stratificati. Un fluttuante vibrare di blocchi
esistenziali che infilano un percorso meraviglioso. Nulla, però, trascende il
qui e ora, pur essendo remoto il passaggio che scalfisce il corpo e che ammala,
pur non riuscendo a sottrarlo alla costante lotta per la gioia di vivere. Ogni
buio, qui, non abbatte ma fortifica, non cerca e non trova rimedio in un divino
senso di provvidenza, ma in un salutare e potente senso di previdenza, preveggenza,
di bagaglio, di tesoro da lasciare ai posteri e ai presenti: è l’esperienza,
leggera e corroborante, della saggezza. Dell’essere antico, per parafrasare
Carmelo Bene. E il passato diventa estroflessione ragionata di ciò che accade
ora, nel futuro.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNoSpacing" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 35.45pt; margin-right: 35.4pt; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; font-size: 12.0pt;">Questo racconto di
vita vissuta, non è, però, un’autoreferenza intimista o un taccuino freddo e
geometrico dell’esistenza che si voglia ergere, narcisistica, a dimostrazione
vanitosa dell’avercela fatta. È un gioco, e in certi momenti tenerissimo, in
altri divertente, che ci appassiona in continuazione, non ci sono stagni di
monotonia. Al massimo c’è la neutralità di una percezione fotografica, e niente
di meno. È un percorso anche all’interno della storia collettiva, dall’essere
bambini ai giorni nostri, e se di autobiografia si tratta, questo non lo sai
mai, perché il romanzo di una vita è un monumento vivo, è un setaccio, dove
friggono acque di guizzanti pesci, si dibattono percezioni di corpi, di altri
mille corpi, di altre dimensioni. Che cosa è, allora, un’autobiografia? Che
cos’è la Filosofia? si chiedevano un filosofo e uno psicanalista francesi
(Deleuze e Guattari). E noi, finito il romanzo, non possiamo che chiederci:
Allora? Che cos’è questa meraviglia? Che cos’è la vita? Forse sono le realtà,
in continuo crearsi e mutare, di questo suggestivo romanzo che davvero insegna
a vivere?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 35.45pt; margin-right: 35.4pt; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; font-size: 12.0pt;"><br /></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 35.45pt; margin-right: 35.4pt; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; font-size: 12.0pt;"><i>Gianluca Garrapa</i></span></div>
</div>
cristina bovehttp://www.blogger.com/profile/00799458554546377552noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8379585421144911191.post-27254757912734479282015-01-08T02:36:00.000-08:002017-11-20T21:27:45.265-08:00Fernanda Ferraresso<div style="text-align: center;">
<a href="http://cartesensibili.wordpress.com/2014/03/07/cristina-bove-una-per-mille-unautotassazione-dellessere-molti-fernanda-ferraresso/"> UNA PER MILLE</a></div>
<br />
<a href="http://cartesensibili.wordpress.com/2014/03/07/cristina-bove-una-per-mille-unautotassazione-dellessere-molti-fernanda-ferraresso/">http://cartesensibili.wordpress.com/2014/03/07/cristina-bove-una-per-mille-unautotassazione-dellessere-molti-fernanda-ferraresso/</a><br />
<br />
<br />
<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 12pt;">“<i>Raccontare,
che siano vicende inventate o realmente accadute, in fondo è come
persuadersi, e persuadere, che nulla è andato perso, delle nostre vite,
della nostra fantasia, del nostro cuore</i>.”<br />
</span><br />
<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 12pt;">A dirlo è
lei, Cristina Bove, l’autrice del libro e prima ancora autrice di una
vita che ha più di mille figure e ancora più di mille
contro-figurazioni di ciò che è vivere, di ciò che nella morte, vissuta
quotidianamente, si accende di quell’oltre che si è, attimo per attimo
(s)conosciuto.<br />
Trappole, le costruisce con grande ingegno l’autrice, per adescare e per
afferrare ciò che all’occhio comune sfugge. Per ogni elemento una
diversa esca, una ben progettata scena e la (bi)lancia, da cui non
scappa nessuno dei suoi soggetti, senza mostrarsi e misurarsi alla luce
della sua parola. E ciò che afferra è comunque sempre se stessa, in
tutti i costumi e gli specchi lei si ritragga, la dimensione del sentire
la rende ogni volta il centro del suo osservare, serbare, ridisegnare,
aprire, nutrendo ora, nella memoria, quanto ha nutrito durante tutto
l’arco della vita: la coscienza, la presenza, il dialogo con l’altra,
l’altra sé che in se stessa alla pari del prossimo ha riconosciuto
subito, pur nella molteplicità del suo affacciarsi, del suo proporsi. E
c’è una carica, sempre esplosiva, che anche con l’ironia, dote propria
dell’autrice, riesce a rendere enigmatica persino ciò che definiremmo
tragedia. Tutto è dramma in Cristina e perciò ha luci taglienti,
radenti, non è possibile stare in piedi, chi barcolla è destinato a
dileguarsi, come un colore nell’acqua, come uno <i>shift</i>, di una scia luminosa nell’aria. <i>Una per mille<i><b>, </b></i></i><i><span style="font-style: normal;">un
po’ come le tasse, elaborate al femminile però, che Cristina paga solo a
se stessa, ora, dopo aver percorso piani e scivoli, dislivelli, angoli,
botole, come a dire tutte le passioni, le paure, le contraddizioni, gli
incontri e aver costruito in sé le chiavi di volta di costruzioni che
andavano ampliandosi fino a perdere fondazioni e soffitti eppure stavano
perfettamente in piedi, dentro le sue piante, in una infanzia maturata
in tutti i soli che ha raccolto, in tutti gli esseri che ha accolto
nella dimensione delle sue vite in mille e più storie, dentro quel
teatro che, come ha riconosciuto, entrambe allestiamo e ricostruiamo
nella testa e l’uomo nero è un demone, che cammina dietro le quinte, il
trovarobe necessario per far assumere a ciascun essere una, mille forme e
in questo modo essere, uomini, donne, bambini, luoghi, paesi, il cielo,
la terra, addirittura tutto l’universo.</span></i></span><br />
<i><span style="font-style: normal;">E ora dò i numeri! </span>Un ambo secco</i> per la ruota della vita<i>:</i><b><i> 18- 20, </i></b>
capitoli di un preventivo in cui Cristina dice di sé moltissimo, con
una semplicità e una sicurezza nello spendersi che solo la
teatralizzazione poetica riesce a maturare, fino al fondo della scena,
quando cala la luce e si sa che andando via si resta comunque nel
teatro, senza più posa. Li metto in vista e nel mio personale <i>lotto </i>vedo già<i> </i>una piccola impagabile vincita: conoscerla.<br />
<i><b>fernanda ferraresso</b></i><br />
<div style="text-align: center;">
<i>cristina bove</i></div>
<div style="text-align: center;">
<a href="https://cartesensibili.files.wordpress.com/2014/02/cittc3a0-di-mare-wp-by-cribo.jpg"><img alt="città di mare wp - by criBo" class="aligncenter wp-image-38400" data-attachment-id="38400" data-comments-opened="1" data-image-description="" data-image-meta="{"aperture":"2.8","credit":"","camera":"DSC-W120","caption":"","created_timestamp":"1339867734","copyright":"","focal_length":"5.35","iso":"400","shutter_speed":"0.025","title":""}" data-image-title="città di mare wp – by criBo" data-large-file="https://cartesensibili.files.wordpress.com/2014/02/cittc3a0-di-mare-wp-by-cribo.jpg?w=576&h=171?w=670" data-medium-file="https://cartesensibili.files.wordpress.com/2014/02/cittc3a0-di-mare-wp-by-cribo.jpg?w=576&h=171?w=300" data-orig-file="https://cartesensibili.files.wordpress.com/2014/02/cittc3a0-di-mare-wp-by-cribo.jpg?w=576&h=171" data-orig-size="760,190" data-permalink="https://cartesensibili.wordpress.com/2014/03/07/cristina-bove-una-per-mille-unautotassazione-dellessere-molti-fernanda-ferraresso/citta-di-mare-wp-by-cribo/#main" height="171" src="https://cartesensibili.files.wordpress.com/2014/02/cittc3a0-di-mare-wp-by-cribo.jpg?w=576&h=171" width="576" /></a><span style="color: white;">.</span></div>
<div style="text-align: left;">
Da<i> Una per mille</i>, Cristina Bove</div>
<div style="text-align: left;">
<a href="https://cartesensibili.files.wordpress.com/2014/02/img215-e1392499191965.jpg"><img alt="img215" class="aligncenter wp-image-38409" data-attachment-id="38409" data-comments-opened="1" data-image-description="" data-image-meta="{"aperture":"0","credit":"","camera":"","caption":"","created_timestamp":"0","copyright":"","focal_length":"0","iso":"0","shutter_speed":"0","title":""}" data-image-title="img215" data-large-file="https://cartesensibili.files.wordpress.com/2014/02/img215-e1392499191965.jpg?w=624&h=432?w=670" data-medium-file="https://cartesensibili.files.wordpress.com/2014/02/img215-e1392499191965.jpg?w=624&h=432?w=300" data-orig-file="https://cartesensibili.files.wordpress.com/2014/02/img215-e1392499191965.jpg?w=624&h=432" data-orig-size="3201,2219" data-permalink="https://cartesensibili.wordpress.com/2014/03/07/cristina-bove-una-per-mille-unautotassazione-dellessere-molti-fernanda-ferraresso/img215/#main" height="432" src="https://cartesensibili.files.wordpress.com/2014/02/img215-e1392499191965.jpg?w=624&h=432" width="624" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<a href="https://cartesensibili.files.wordpress.com/2014/02/img217-e1392499281900.jpg"><img alt="img217" class="aligncenter wp-image-38410" data-attachment-id="38410" data-comments-opened="1" data-image-description="" data-image-meta="{"aperture":"0","credit":"","camera":"","caption":"","created_timestamp":"0","copyright":"","focal_length":"0","iso":"0","shutter_speed":"0","title":""}" data-image-title="img217" data-large-file="https://cartesensibili.files.wordpress.com/2014/02/img217-e1392499281900.jpg?w=314&h=454?w=670" data-medium-file="https://cartesensibili.files.wordpress.com/2014/02/img217-e1392499281900.jpg?w=314&h=454?w=207" data-orig-file="https://cartesensibili.files.wordpress.com/2014/02/img217-e1392499281900.jpg?w=314&h=454" data-orig-size="1529,2220" data-permalink="https://cartesensibili.wordpress.com/2014/03/07/cristina-bove-una-per-mille-unautotassazione-dellessere-molti-fernanda-ferraresso/img217/#main" height="454" src="https://cartesensibili.files.wordpress.com/2014/02/img217-e1392499281900.jpg?w=314&h=454" width="314" /></a></div>
<a href="https://cartesensibili.files.wordpress.com/2014/02/img214-e1392499046655.jpg"><img alt="img214" class="aligncenter size-full wp-image-38407" data-attachment-id="38407" data-comments-opened="1" data-image-description="" data-image-meta="{"aperture":"0","credit":"","camera":"","caption":"","created_timestamp":"0","copyright":"","focal_length":"0","iso":"0","shutter_speed":"0","title":""}" data-image-title="img214" data-large-file="https://cartesensibili.files.wordpress.com/2014/02/img214-e1392499046655.jpg?w=670?w=670" data-medium-file="https://cartesensibili.files.wordpress.com/2014/02/img214-e1392499046655.jpg?w=670?w=300" data-orig-file="https://cartesensibili.files.wordpress.com/2014/02/img214-e1392499046655.jpg?w=670" data-orig-size="3403,2412" data-permalink="https://cartesensibili.wordpress.com/2014/03/07/cristina-bove-una-per-mille-unautotassazione-dellessere-molti-fernanda-ferraresso/img214/#main" src="https://cartesensibili.files.wordpress.com/2014/02/img214-e1392499046655.jpg?w=670" /></a>cristina bovehttp://www.blogger.com/profile/00799458554546377552noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8379585421144911191.post-46178985048371732742015-01-07T22:02:00.000-08:002016-12-20T12:12:55.161-08:00Ida Verrei<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;">commenta</span></span></div>
<div style="text-align: center;">
<h2 class="_5clb">
<span style="font-size: large;"><span style="font-weight: normal;">"Una per mille" </span></span></h2>
</div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Sintesi
emblematica di un percorso di vita, storia di una donna, “Una per
mille”, una e mille: ricordi d’infanzia; rievocazioni; reminiscenze;
sogni e visioni rivestiti dell’apparenza psichica delle emozioni; non
un vero e proprio romanzo autobiografico, ma memoria, un divagare che
procede per analogie, associazioni di immagini e di idee, una sorta di
flusso di coscienza, che conserva, però, una sintassi razionalmente
strutturata, pur se i procedimenti narrativi vengono risolti in modo del
tutto personale e peculiare. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Cristina Bove, artista poliedrica, poetessa, pittrice, scultrice, fotografa, riconduce in quest’opera in prosa tutte
le tecniche delle arti che frequenta. Ne risulta una singolare
composizione, una scrittura colma di immagini e assonanze, che spiazzano
ma coinvolgono il lettore dall’inizio alla fine. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="font-size: large;">“…
Se ne stava seduta sulla seggiolina fatta apposta per lei da quel suo
nonno falegname a cui mancava mezzo pollice… Sedeva accanto a lui che
ascoltava musica classica, con la testa ripiegata e i pollici sotto le
bretelle…” (pag.5)</span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="font-size: large;">“Nel dormitorio, in lettini di ferro ci si stava in due… A me toccò una coetanea, menomale… Avevo sempre freddo…”(pag.8)</span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="font-size: large;">“<i>Sta
raccontando la sua vita, certo, e per non perdere il filo, segue una
linea di percorso, alterna, perché così vanno i ricordi. E se uno
comincia a riviversi mica si ferma e aspetta di rincontrarsi a tutte le
età contemporaneamente. O forse sì…”</i> </span></b><br />
<b><span style="font-size: large;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">È sempre Cristina Bove che parla, rivisita il passato e, voce narrante, lo racconta in terza persona; poi
si reincarna nella bimba di un tempo e diviene l’io che rievoca.
Ancora, torna all’oggi e commenta, spiega, quasi fosse altro da sé,
testimone e non protagonista. Il “doppio” (che è poi il mille indicato
dal titolo) qui non rappresenta la dualità tra bene e male o tra possibile e impossibile, quanto
piuttosto un geniale espediente narrativo per colloquiare con il
lettore, per immetterlo nel suo mondo, ricco di chiari e scuri, ma anche
di colori accecanti o sfumati, di “ero, sono, sarò”. Salti temporali, viaggi avanti e indietro tra presente, passato e futuro; un tempo misto; una
scrittura capace di cambiare pelle e adattarsi ad ogni stagione della
vita, ad ogni stato d’animo, ad ogni transizione emotiva. Un monologo a
più voci, attraverso il quale è possibile ricostruire da diversi punti
di vista, di tempo e di luogo, una storia che è vita. Un romanzo che
trova il valore unitario nell’alone di sospensione e di attesa che
sovrasta l’atmosfera e che, dilatandosi oltre i confini di un’unica
vita, assurge a vicenda universale. Ampi spazi di
considerazioni e riflessioni filosofiche, apparentemente divaganti, si
intrecciano al filo onirico che si ritrova in tutta la tessitura
romanzesca; una visionarietà profonda che si dipana attraverso le
memorie che si sovrappongono alle vicende, in qualche modo
condizionandole, un raccontare che è rivivere, un’analisi del passato
senza censure, una vita messa a nudo con delicato pudore</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">E
così attraversiamo un’intera esistenza, una crescita fisica,
intellettuale, spirituale. Vita intrecciata ad altre vite, recupero del
passato attraverso la memoria involontaria, riscoperta di angoli
dell’anima dove si annida la sofferenza, quella che si rimuove ma con la
quale poi dobbiamo fare i conti tutta la vita: </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><b>“Da
una certa rinascita si ritorna nudi, soli… Poi bisogna tener conto dei
distacchi… il primo degli addii fu per il padre… sparì, come Babbo
Natale sotto un cappotto di cammello. Prima ancora, non propriamente un
addio, ma un abbandono sì, fu il giorno in cui si chiusero alle sue
spalle di bambina i battenti del</b> <b>portone del collegio</b>…” </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Ma anche momenti tenerissimi di gioie familiari, di esaltazione struggente:</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"> “<b>Quando
glielo misero tra le braccia, fu travolta dal profumo di neonato… Le
accadeva la vita, ed era un mistero così grande da farla piangere… </b> </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">E poi ancora l’angoscia, gli incubi che ritornano. Quel “<b>salto dal quarto piano come</b> <b>in trance</b>”, quella memoria che diviene “<b>interludio</b>” di tutta una vita, quel “<b>volo sospeso… rimandato sempre</b>…”
Un presagio di morte, o forse un desiderio, che sembra aleggiare in
tutta la narrazione. Ma con una sorta di levità, con autoironia,
cosicché, anche nel ricordo di eventi che per molti sarebbero
devastanti, Cristina trova forza e coraggio, fiducia nel presente e nel futuro:</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">“<i>Potrebbe
sembrare eccessivo considerare decenni di vita una proroga, eppure è
proprio così che li ha vissuti, sentendosi in un certo senso
privilegiata… “Domani” era una speranza da custodire…”</i> </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"> E il suo libro diviene un inno alla vita, testimonianza d’amore, di generosità, di pienezza intellettuale e spirituale. </span></div>
<span style="font-size: large;">Leggerlo, vuol dire arricchirsi.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;"> “<i>…</i><i>rifuggo gli aggettivi: brutta o bella </i></span><br />
<i><span style="font-size: large;">non aggiungono niente alla mia essenza </span></i><br />
<i><span style="font-size: large;">né tolgono un momento al mio passato… </span></i><br />
<span style="font-size: large;"><i>…E vivo della mia </i><i>e d’ogni altra bellezza”</i><i> </i> (da: "Comunque" di C.Bove)</span><br />
<br />
<br />
I.V.cristina bovehttp://www.blogger.com/profile/00799458554546377552noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8379585421144911191.post-30637366285055787222015-01-07T12:35:00.000-08:002015-11-29T07:27:42.533-08:00L'autore racconta<div style="text-align: center;">
di <b>Grazia Calanna </b></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<a href="http://www.lestroverso.it/?p=5991">su <b>L'ESTROVERSO</b></a></div>
cristina bovehttp://www.blogger.com/profile/00799458554546377552noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8379585421144911191.post-84230872985999304972015-01-07T11:35:00.000-08:002015-11-29T07:25:35.178-08:00Francesco Di Domenico<div style="text-align: center;">
recensisce "Una per mille"</div>
<div style="text-align: center;">
<b>http://www.dido.ilcannocchiale.it/</b></div>
cristina bovehttp://www.blogger.com/profile/00799458554546377552noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8379585421144911191.post-6938904144119591282015-01-07T10:45:00.000-08:002018-02-10T05:44:52.532-08:00la recensione di Simona Lo Iacono <div style="text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: center;">
</div>
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<strong><span style="color: red;"> </span></strong><a href="http://edizionismasher.it/cristinabove2.html" target="_blank"><b>UNA PER
MILLE</b></a></div>
<strong><br /></strong>
Scriviamo sempre contro la morte, lanciamo dardi infuocati contro la fine.
Gli scrittori sono forse le creature che più di altre hanno consapevolezza di
morire, fiutano l’intima fragilità delle cose, intuiscono che abbiamo un tempo,
una scadenza.<br />
Perciò afferrano disperatamente ogni frammento e lo trattengono con le parole.
Per eternarlo, e per trovarsi, per rivelarsi.<br />
Scrivendo, si può forse arginare l’impetuoso galoppo verso quella conclusione,
ci si può arrendere al fatto di essere tanto compiuti già all’atto di nascere.
Stelle che avranno poche ore per fare luce, a cui non resta altro che lasciare
traccia, un ricordo.<br />
Così fa <strong><span style="color: blue;">Cristina Bove</span></strong>, ricapitola momento per momento, non fugge né il tempo né quel mistero che è
vivere, un mistero irrisolvibile, che si può solo raccontare.<br />
Ma raccontare con la prosa che non si rassegna mai a essere memoriale, con le
parole che ardono di bellezza, con i ricordi che giocano a mostrasi crudeli e
veri, spietati e umilissimi, giocosi e arrendevoli, una baldoria di città
attraversate, corpi sani e malati, precipizi e resurrezioni.<br />
Cristina Bove non si sottrae alla ricerca della verità, non tesse assoluzioni o
condanne, non scrive per dare un senso, ma per darsi un senso.<br />
Scrivendo, si vede incedere tra orde di fantasmi benevoli, sfiora l’indicibile,
quel pozzo in cui è caduta e dal quale riemerge a forza di braccia, e a forza
di versi, e a forza di sillabe che intrecciano una corda di salvezza, una mano
pietosa che la solleva dal buio, che la salva.<br />
E avviene.<br />
Il dolore si trasforma. E così le perdite, i salti oltre balconi e parapetti, i
voli straziati di quando non si sa ancora che cosa sia – davvero – stare dentro
la vita.<br />
Una scoperta.<br />
Mentre giace riversa tra la vita e la morte, è la semplicità delle cose a
rivelarsi. Viviamo perché siamo parte di un’esperienza d’amore. Viviamo perché
di quell’amore siamo una costola e una goccia, una parte segreta all’interno
della quale germoglia sia il dolore che l’universo. Una particula, insomma, una
su mille, o forse una per mille. Tanti noi dentro noi stessi, ma pure fuori, in
una fratellanza caritatevole e necessaria degli uni con gli altri e persino del
nostro io con noi stessi.<br />
Cantrice dell’armonia, Cristina Bove arriva ad essa varcando portali dolorosi,
tagliando epoche, eventi, scelte. Scoprendo che accogliere il mistero è l’unico
modo per goderne anche gli impensabili vantaggi: una gioia pura e disarmata,
una consapevolezza che dal passato corre verso il futuro e poi di nuovo avanti
e indietro.<br />
Raccontandosi si è scomposta e frammentata, ma non per perdersi, per ritrovarsi
in ogni sfaccettatura, per cogliersi in completezza e verità, per scrutare
l’essere umano con coraggio, e anche con la certezza di compiere un atto sacro
e inviolabile.<br />
Con “Una per mille” Cristina Bove ci consegna un’opera di altissima ricerca
spirituale, in cui è impossibile scandagliare il confine tra essere che scrive
e parola scritta, tra umanità e arte.<br />
<strong>– Cristina, le chiedo, questo è un libro nato come un atto di pura
necessità. Raccontaci perchè hai deciso di scriverlo.</strong><br />
Non conosco esattamente il perché, so che a un tratto sono cominciati i ricordi
ad affacciarsi e ho sentito l’urgenza di condividerli. Non tanto per
tramandare, quanto per dichiarare: esisto per qualche motivo imperscrutabile,
la mia vita si è svolta in questo modo, se lo asserisco mi faccio garante della
vita, e del rispetto, che avverto imprescindibile dall’amore, per me stessa e
per tutti gli esseri viventi.<br />
<strong>– E la prosa che incede con la bellezza dei versi, musicale,
composta con guizzi di rivelazione. Cos’è per te la poesia? E che rapporto ha
con questo libro?</strong><br />
Credo che per me lo scrivere abbia sempre quel senso di rivelazione, iniziato
con la poesia come una sorta di linguaggio estremo, suggerito e necessario a rivelare
quanto di misterioso e ineffabile ci avvolge, e confluito nella prosa, che
comunque non sento così diversa se non per l’addensarsi discorsivo e la
continuità, malgrado le apparenze, del ricordo. Raccontare, che siano vicende
inventate o realmente accadute, in fondo è come persuadersi, e persuadere, che
nulla è andato perso, delle nostre vite, della nostra fantasia, del nostro
cuore.<br />
<strong>– Questo però è anche un libro di visioni, di presenze
dell’oltremondo. Come quando racconti: “La figura era sempre lì, al suo
fianco…. una bilancia apparve a mezz’aria, tra il letto e la parete di fronte.
Uno dei piatti era appesantito da un mucchio di spine. Su quello contrapposto
una mano cominciò a deporne altre. La libra era sorretta da un essere tanto
risplendente che non riusciva a distinguerne le fattezze e dal cui centro, più
o meno all’altezza del cuore, cominciarono a scaturire rose, di tutte le
sfumature, di tutte le dimensioni, aperte, chiuse, boccioli. Si riversavano nel
piatto vuoto formando un mucchio sempre più alto; tuttavia, benchè si stesse
colmando, non accennava a scendere”. Vuoi spiegarci la forza di questa immagine
di potenza quasi biblica?</strong><br />
Certo, posso farlo, anche perché il ricordo, a distanza di anni si presenta con
la stessa vividezza di allora. Stavo in una sorta di sospensione, intorno a me
tutto si presentava rarefatto, e benché avessi la percezione di chi mi stava
intorno, ero contemporaneamente in una bolla ovattata in cui si evidenziò la
figura di cui scrivo.<br />
Sapevo di essere presente in più realtà, se così posso dire, ma le parole sono
davvero insufficienti a descrivere quanto stavo provando.<br />
Posso dire soltanto che la visione luminosa con tutto quello che significava,
tra rose e comunicazione del pensiero, mi diede una sferzata di energia, che
non apparteneva soltanto al corpo, bensì a un quid pulsante e vivo, in una
pluridimensionalità che mi rassicurava, e che “riconoscevo”.<br />
E ci fu ancora modo di scegliere, perché, in definitiva, i due mondi si
compenetrano, e andare o stare è sempre lo stesso esistere.<br />
<br />
<span style="color: blue;">Simona Lo Iacono </span><br />
cristina bovehttp://www.blogger.com/profile/00799458554546377552noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8379585421144911191.post-53352873584628162712015-01-07T09:27:00.000-08:002015-11-29T07:29:37.468-08:00Loredana Falcone<br />
<br />
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<![endif]--><span lang="EN-US" style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: EN-US; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Arial Unicode MS"; mso-fareast-language: EN-US;">Quello
di Cristina Bove non </span><span lang="EN-US" style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: EN-US; mso-ascii-font-family: "Arial Unicode MS"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Arial Unicode MS"; mso-fareast-language: EN-US;">è</span><span lang="EN-US" style="font-family: "arial unicode ms" , "sans-serif"; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: EN-US; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-language: EN-US; mso-hansi-font-family: "Times New Roman";"> </span><span lang="EN-US" style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: EN-US; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Arial Unicode MS"; mso-fareast-language: EN-US;">un
romanzo e nemmeno un'autobiografia. </span><span lang="EN-US" style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: EN-US; mso-ascii-font-family: "Arial Unicode MS"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Arial Unicode MS"; mso-fareast-language: EN-US;">È</span><span lang="EN-US" style="font-family: "arial unicode ms" , "sans-serif"; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: EN-US; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-language: EN-US; mso-hansi-font-family: "Times New Roman";"> </span><span lang="EN-US" style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: EN-US; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Arial Unicode MS"; mso-fareast-language: EN-US;">un
viaggio nell'anima. Le prime pagine possono trarre in inganno aprendoci le
porte di un mondo di bambina, una piccola bambina con le treccine annodate in
testa che gi</span><span lang="EN-US" style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: EN-US; mso-ascii-font-family: "Arial Unicode MS"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Arial Unicode MS"; mso-fareast-language: EN-US;">à</span><span lang="EN-US" style="font-family: "arial unicode ms" , "sans-serif"; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: EN-US; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-language: EN-US; mso-hansi-font-family: "Times New Roman";"> </span><span lang="EN-US" style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: EN-US; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Arial Unicode MS"; mso-fareast-language: EN-US;">nei gesti quotidiani, nelle parole e nelle
carezze dei propri cari, cercava risposte a domande ancora sconosciute. C'</span><span lang="EN-US" style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: EN-US; mso-ascii-font-family: "Arial Unicode MS"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Arial Unicode MS"; mso-fareast-language: EN-US;">è</span><span lang="EN-US" style="font-family: "arial unicode ms" , "sans-serif"; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: EN-US; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-language: EN-US; mso-hansi-font-family: "Times New Roman";"> </span><span lang="EN-US" style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: EN-US; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Arial Unicode MS"; mso-fareast-language: EN-US;">in quella bambina il presagio di una vita che
l'avrebbe portata a respirare odori e popoli lontani. Ci sono in quegli occhi
d'azzurro innocente, le scintille di una sensibilit</span><span lang="EN-US" style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: EN-US; mso-ascii-font-family: "Arial Unicode MS"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Arial Unicode MS"; mso-fareast-language: EN-US;">à</span><span lang="EN-US" style="font-family: "arial unicode ms" , "sans-serif"; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: EN-US; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-language: EN-US; mso-hansi-font-family: "Times New Roman";"> </span><span lang="EN-US" style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: EN-US; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Arial Unicode MS"; mso-fareast-language: EN-US;">capace di penetrare un'anima. ...<a href="http://lauraetlory.blogspot.it/2014/05/le-mie-rare-impressioni-di-lettura-una.html#comment-form"><b>continua qui</b></a></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
cristina bovehttp://www.blogger.com/profile/00799458554546377552noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8379585421144911191.post-5634155158633132082015-01-06T10:10:00.000-08:002015-11-29T07:28:43.818-08:00Laura Costantini<span class="userContent" data-ft="{"tn":"K"}"> su <b>Una per mille"</b><br /> <br /> Non è un romanzo.<br /> Non è un'autobiografia.<br /> È di più. Qualcuno ha detto che solo una poetessa poteva riuscire a rendere la poesia in prosa.<br /> Un libro difficile. Molto personale. Eppure universalmente valido.<br />
Una grande prova di scrittura che ammalia pur limitandosi a raccontare
le pieghe di un'anima che vuole aprirsi a tutte le latre anime. E che
regala una speranza dopo averle perse tutte.<br /> La frase: "Ormai non sa
più quando, e se, potrà essere scritta la parola fine, e questo è
davvero straordinario." chiude il libro nel momento stesso in cui lo
apre. Rendendocelo affine e necessario.</span>cristina bovehttp://www.blogger.com/profile/00799458554546377552noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8379585421144911191.post-5602851920482148842015-01-06T00:44:00.000-08:002017-11-21T08:50:48.996-08:00Gaetano Vergara (Aitan)<span style="background-color: white; color: #37404e; display: inline; float: none; font-family: "lucida grande" , "tahoma" , "verdana" , "arial" , sans-serif; font-size: 12.727272033691406px; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; letter-spacing: normal; line-height: 18px; text-align: left; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; word-spacing: 0px;"><br /></span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span class="userContent" data-ft="{"tn":"K"}" style="font-size: large;">Cristina,
ho appena finito di (ri-)leggere il tuo romanzo "Una per mille",
confermando le buone impressioni che avevo avuto quando avevo scorso le
anteprime che mandavi via blog.<br /> È un romanzo/non-romanzo che
racchiude la tua poliedricità di interessi, sentimenti e passioni; e
scrivo romanzo/non-romanzo non tanto per la frammentarietà e la
moltiplicazione dei punti di vista che lo contraddistinguon<span class="text_exposed_show">o,
ma per la voluta incompiutezza di quel finale/non-finale che si congeda
dal lettore con quella "soluzione di continuità" che lascia ogni porta
aperta, come nella vita reale (e non come nei romanzi, la cui
caratteristica più peculiare è proprio il racchiudere gli eventi in un
inizio e una fine; come tra parentesi).<br /> "Ormai non sai più quando, e se, potrà essere scritta la parola fine, e questo è davvero straordinario."<br />
Molte considerazioni te le avevo già mandate nei commenti del blog nel
corso del tuo "work in progress"; aggiungo che i capitoli che mi hanno
più intrigato e che mettono in mostra le diverse corde della tua
scrittura sono il 31 (con quella felice alternanza della ricetta della
"mesciueia" e il tuo quotidiano di donna), il 39 (in bilico tra
metaletteratura, metafisica, considerazioni sull'arte e sulla
religione), il 40 (umorismo puro) e il 43 (una summa di tutto quanto ho
scritto nelle parentesi qui sopra).</span></span></div>
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span class="userContent" data-ft="{"tn":"K"}" style="font-size: large;"><span class="text_exposed_show">G.V. </span></span><span class="text_exposed_show" style="background-color: white; color: #37404e; display: inline; font-family: "lucida grande" , "tahoma" , "verdana" , "arial" , sans-serif; font-size: 12.727272033691406px; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; letter-spacing: normal; line-height: 18px; text-align: left; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; word-spacing: 0px;"></span>cristina bovehttp://www.blogger.com/profile/00799458554546377552noreply@blogger.com0